Secondo una celebre leggenda, Luang Prabang sarebbe stata fondata da Phunheu Nhanheu, un personaggio dal sesso indefinito, con il viso dal colore rosso vivace e il corpo dall’aspetto filamentoso. Le sue immagini cerimoniali sono custodite all’interno del Wat Wisunarat e vengono esibite esclusivamente durante le celebrazioni del Pi Mai (capodanno laotiano), anche se le sue riproduzioni sono ampiamente diffuse come souvenir.

Conosciuta a partire dal 698 come Muang Sawa (Muang Sua) e ribattezzata nell’XI secolo con il nome di Xiang Dong Xiang Thong (Città d’Oro), questa città-stato passò nel corso dei secoli dall’impero nanzhao (yunnanese), a quello khmer e infine al potente impero mongolo. La città conobbe una notevole fioritura durante il regno di Lan Xang, fondato nel 1353 dal conquistatore Fa Ngum con il sostegno dei khmer. Nel 1512, il re Visoun accettò in dono dalla monarchia khmer una celebre immagine del Buddha detta Pha Bang, in onore della quale la città venne ribattezzata Luang (Grande o Reale) Prabang (Pha Bang).

Nel 1560 la capitale del Lan Xang venne trasferita a Viang Chan (Vientiane), un fatto che peraltro non impedì a Luang Prabang di rimanere il principale punto di riferimento del potere monarchico. Quando il regno si sgretolò in seguito alla morte del re Suriya Vongsa, avvenuta nel 1695, uno dei suoi nipoti fondò un regno indipendente a Luang Prabang, che si pose subito in stridente contrasto con i regni di Vientiane e di Champasak.

La monarchia di Luang Prabang entrò così in una lunga fase di debolezza, al punto da essere costretta più volte a rendere omaggio ai siamesi, ai birmani e ai vietnamiti. In seguito alla repressione della rivolta dei taiping avvenuta in Cina, numerose milizie haw fuggirono dalla Cina meridionale, dando vita a eserciti mercenari o a gruppi di banditi. Il più noto era l’Esercito delle Bandiere Nere, che nel 1887 devastò Luang Prabang, distruggendo e saccheggiando praticamente tutti i monasteri della città. In seguito a questo attacco, il regno di Luang Prabang decise di accettare la protezione dei francesi, che istituirono nella capitale un commissariato francese.

I francesi permisero al Laos di mantenere la monarchia di Luang Prabang, che nel giro di breve tempo divenne uno dei luoghi preferiti dai colonialisti in cerca di un rifugio il più lontano possibile da Parigi. Va sottolineato che negli ultimi anni di vita dell’Indocina francese, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, il viaggio in battello da Saigon a Luang Prabang richiedeva tempi più lunghi della traversata in piroscafo dalla Francia a Saigon.

La città sopravvisse all’invasione giapponese avvenuta durante la seconda guerra mondiale e rimase una potente roccaforte monarchica nel corso delle guerre d’Indocina, un fatto che le permise di evitare i bombardamenti che distrussero praticamente tutti gli altri grandi centri abitati del Laos. La collettivizzazione dell’economia avviata nel corso degli anni ’80 determinò un massiccio esodo di imprenditori, aristocratici e intellettuali. Priva di risorse economiche e dell’interesse a mantenere la sua antica atmosfera regale, Luang Prabang divenne così l’ombra di se stessa. A partire dal 1989 il ritorno dell’impresa privata consentì di riaprire negozi chiusi da molti anni e di ristrutturare ville fatiscenti per trasformarle in alberghi e in guesthouse. Nel 1995, l’inserimento della città nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO diede una notevole accelerazione a questo processo di rinascita, restituendo a Luang Prabang dignità a livello internazionale e svolgendo un ruolo determinante nella tutela e nella valorizzazione degli edifici storici, seguendo il principio secondo il quale ogni ristrutturazione o nuova costruzione nel centro storico deve rimanere fedele all’estetica dell’architettura tradizionale. Nel corso del XXI secolo la popolarità internazionale della città ha raggiunto livelli tali che in alcuni quartieri il numero di ristoranti, guesthouse, boutique e gallerie d’arte supera quello delle abitazioni private.

Il centro storico di Luang Prabang occupa la penisola che si estende alla confluenza tra il Mekong e il Nam Khan ed è dominato dallo stupa che sorge sulla sommità della collina di Phu Si (Pu-si, Phousy).

Per tradizione, la città è suddivisa in minuscoli "villaggi" (ban), che nella maggior parte dei casi prendono il nome dal wat locale. Molti indirizzi ufficiali utilizzano questo sistema anziché i nomi delle strade, che nel corso degli ultimi vent’anni sono cambiati almeno tre volte; per questo motivo, non sorprendetevi se troverete numerose varianti sia sulle cartine della città sia sui biglietti da visita. La via principale che attraversa la penisola in direzione nord-est si chiama Th Phothisarat (Phothisalat) nel tratto a sud-ovest del palazzo, Th Sisavangvong nel tratto centrale e Th Sakkarin (Sakkaline Rd) nell’estremità nord-orientale. La strada che costeggia la sponda del Mekong è conosciuta variamente come Souvannakhamphong, Oun Kham o Suvannabanlang, anche se nella maggior parte dei casi gli abitanti della città la chiamano Th Khem Khong (Mekong Riverside Rd). Com’è facilmente comprensibile, per dare indicazioni la gente del posto non utilizza quasi mai i nomi delle strade, ma punti di riferimento facilmente riconoscibili.

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