
Fino a qualche anno fa Nauru era il piccolo figlio ricco del Pacifico. Gli apparentemente illimitati profitti dell’industria mineraria avevano fatto dei nauruani la popolazione più ricca dell’oceano. Ora il paese attraversa un periodo di pesante crisi economica, vivendo una situazione di emergenza non nuova. In molte fasi della sua storia, Nauru ha visto la propria popolazione, cultura e risorse naturali spogliati o depredati secondo il capriccio di potenze straniere. La gallina dalle uova d’oro che era l’isola è stato un dono economico per gli isolani, anche se lo sfruttamento è spesso diventato una vera e propria forma d’arte. Così, non è infondato ritenere che la responsabilità della crisi attuale non sia da cercare nell’ingerenza straniera, ma nel cattivo governo dell’isola. La cultura naurana, assalita dall’invadenza dei costumi importati, dal cibo in eccesso, dai frigoriferi, dalle televisioni e dai fornelli elettrici, sopravvive in forma modificata. Nauru non è attrezzata per il turismo e le sistemazioni offrono poco al viaggiatore. Una pittoresca scogliera punteggiata da relitti sommersi della seconda guerra mondiale circonda l’isola, mentre le acque offrono l’opportunità di fare meravigliose immersioni e impareggiabili battute di pesca. Forse sarà proprio il turismo, speriamo in una forma responsabile e sostenibile, il nuovo orizzonte dell’economia dell’isola.