Tibet

Salute in viaggio

Prima di partire

Viaggiare in Tibet comporta alcuni rischi per la salute, peraltro legati tutti o quasi all’altitudine molto elevata.

In ogni caso, non bisogna allarmarsi troppo, perché solo pochi viaggiatori risentono a lungo di questo fattore; di gran lunga più serio è il rischio rappresentato dagli incidenti stradali o dal morso dei cani. Per contro, le malattie infettive e le punture di insetti sono piuttosto rare proprio grazie all’altitudine. 

Vaccinazioni consigliate

Pianificate le vaccinazioni e le profilassi e consultate un centro di medicina dei viaggi. In genere, questi centri sono dislocati presso i Servizi di Igiene e Sanità Pubblica delle ASL o i reparti di Malattie Infettive degli ospedali e sono in grado di fornire tutti i consigli di comportamento utili, praticare le vaccinazioni indicate e prescrivere i farmaci opportuni per la profilassi e/o la terapia delle possibili infezioni.

La consulenza verrà fornita in modo personalizzato secondo la destinazione, il tipo di viaggio, l’itinerario, la durata, la stagione, l’età, le esigenze e le condizioni di salute del viaggiatore. Tutte le decisioni saranno prese dal medico sulla base di un accurato bilancio tra il rischio di contrarre una eventuale infezione e i possibili effetti indesiderati da farmaco o vaccino.

La consulenza deve essere richiesta almeno un mese prima della partenza, in modo da permettere la programmazione, la somministrazione e l’inizio dell’efficacia delle eventuali misure prese, in quanto molti vaccini non garantiscono l’immunità fino ad almeno due settimane dopo che sono stati praticati. Per le vaccinazioni obbligatorie, previste dai regolamenti internazionali, chiedete un certificato di vaccinazione internazionale (altrimenti noto come libretto giallo), sul quale vengono elencate tutte le vaccinazioni che vi sono state praticate.

In primo luogo è opportuno verificare l’aggiornamento delle vaccinazioni di routine, così come previste dal vigente Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (www.epicentro.iss.it/vaccini/piano-nazionale-vaccini-2023-2025) e in particolare le vaccinazioni contro:

Difterite/tetano/pertosse in tutti i viaggiatori. Dopo il ciclo primario in età infantile si consiglia un richiamo ogni 10 anni. Prima della partenza è consigliato un richiamo nel caso in cui queste vaccinazioni siano scadute o prossime alla scadenza.

Epatite A e B, pneumococco, meningococco, morbillo/parotite/rosolia, varicella, herpes zoster, influenza, Haemophilus influenzae tipo B nei gruppi a rischio.

Influenza, pneumococco, herpes zoster nei viaggiatori di età superiore ai 65 anni.

Morbillo/parotite/rosolia e varicella nelle donne in età fertile.

Vaccinazioni dell’infanzia e dell’adolescenza.

L’unico vaccino richiesto dai regolamenti internazionali è quello contro la febbre gialla. La documentazione di avvenuta vaccinazione viene richiesta per entrare in Cina solo nel caso si sia visitato uno dei paesi appartenenti alla zona endemica (paesi dell’Africa tropicale e dell’America Latina; v. l’elenco riportato nell’appendice dell’opuscolo International Travel and Health, scaricabile dal sito web www.who.int/publications/m/item/countries-with-risk-of-yellow-fever-transmission-and-countries-requiring-yellow-fever-vaccination-(november-2022) nei sei giorni precedenti all’arrivo nel paese, compresi i transiti in aeroporto di durata superiore alle 12 ore.

Sebbene non siano obbligatorie altre vaccinazioni, alcune autorità sanitarie (come i CDC americani) consigliano a tutti i viaggiatori che si recano in Tibet di proteggersi contro le seguenti malattie:

Colera Il vaccino anticolerico orale è molto efficace contro il colera e protegge anche in parte (circa il 25%) dalla diarrea del viaggiatore. È consigliato a coloro che si recano in un paese dove è in corso un episodio epidemico di colera (per avere indicazioni aggiornate, v. ‘Ultime notizie’ nel sito web www.ilgirodelmondo.it), oppure per i soggiorni di lunga durata.

Epatite virale A Il vaccino (due dosi iniettate a distanza di 6-12 mesi) conferisce protezione contro il rischio di contrarre l’epatite A da alimenti e bevande contaminate. Dopo la prima dose vi è già una buona protezione e il richiamo conferisce protezione per almeno 30 anni.

Epatite virale B Questo vaccino (due dosi iniettate a distanza di un mese, più un richiamo dopo sei mesi) è stato somministrato di routine a tutti i nati in Italia dal 1980 in poi. È consigliato soprattutto a chi prevede di avere rapporti sessuali occasionali o di lavorare in ambito sanitario. Per avere un minimo di protezione occorrono almeno due dosi. È anche disponibile un vaccino bivalente, valido sia per l’epatite A sia per l’epatite B, da somministrare con lo stesso calendario.

Febbre tifoide La vaccinazione antitifica è consigliata a tutti i viaggiatori che si recano in regioni dove l’igiene è scarsa, come il Tibet. Esiste una forma per somministrazione orale (tre capsule, da assumere a giorni alterni) e una per iniezione intramuscolare (una sola dose); entrambe proteggono per tre anni.

Rabbia La rabbia è l’infezione che causa in Cina il maggior numero di vittime. Il vaccino contro la rabbia è consigliabile a quanti prevedono di entrare in contatto con animali a rischio o di visitare zone a rischio particolarmente elevato. Viene raccomandato anche a chi ha intenzione di praticare attività come il trekking, la corsa, il ciclismo e la speleologia in zone remote. La vaccinazione consiste in due iniezioni, che vengono praticate nell’arco di una settimana (secondo l’OMS), o in tre in 21 giorni (secondo la scheda tecnica del produttore). Anche se si è stati vaccinati, in caso di morso o di graffio da parte di un animale si devono fare due ulteriori dosi di richiamo. Se non si è stati vaccinati e si viene morsicati da un animale a rischio si dovrà fare il ciclo di profilassi post-esposizione, con immunoglobuline e quattro dosi del vaccino.


Durante il viaggio

Disponibilità dell’assistenza sanitaria

Il Tibet è estremamente isolato e ‒ fatta eccezione per Lhasa e Shigatse ‒ è molto difficile trovare assistenza medica qualificata.

Dal momento che l’autodiagnosi e l’autotrattamento possono comportare rischi, è sempre meglio, in qualunque circostanza, cercare assistenza medica qualificata.

Il personale degli alberghi più importanti è spesso in grado di aiutarvi a trovare un medico in tempi brevi. In ogni caso, il livello dell’assistenza sanitaria in Tibet è quasi ovunque così basso da far sì che per determinate terapie la soluzione migliore sia recarsi direttamente a Lhasa e ‒ nei casi più seri ‒ raggiungere in aereo Kathmandu o Chéngdū:

CIWEC Clinic Travel
Medicine Center
(%01-4424111, 01-4435232; www.ciwec-clinic.com) In questo centro in attività dal 1982 lavora personale per la maggior parte straniero e c’è sempre un medico di guardia. La CIWEC accetta pagamenti con carte di credito ed è abituata a trattare con le compagnie di assicurazione.

Global Doctor Chéngdū Clinic (%028 8528 3660; www.globaldoctors.asia /v2/; 2nd fl, 9-11 Lippo Tower 62 Kehua Beilu) Questa clinica di Chéngdū effettua accertamenti e visite a chi sta per recarsi in Tibet e mette a disposizione il Tibet Travellers Assist Package, un kit molto utile a quanti nutrono preoccupazioni per il livello delle cure mediche nella regione.

Cinetosi (mal di movimento)

Il mal di movimento è dovuto alle stimolazioni del labirinto (il sistema di regolazione dell’equilibrio), che si verificano durante i viaggi in automobile, in aereo o per mare. Il dimenidrinato (Xamamina®) e la scopolamina (Transcop®, cerotti) sono adatti a prevenire e a curare i sintomi di questo disturbo. Spesso risultano utili anche i rimedi della medicina naturale, come lo zenzero e la menta piperita.

Jet lag

La sindrome del jet lag (o sindrome da fusi orari) colpisce di norma chi si sposta in aereo per più di cinque fusi orari. Ne risulta insonnia, spossatezza, malessere e nausea. Per evitare il jet lag, bisogna bere molti liquidi (non alcolici) e mangiare cibi leggeri.

Una volta arrivati, cercate di esporvi alla luce naturale e di riadattare il più presto possibile il vostro ritmo biologico dei pasti, del sonno e così via.

Trombosi venosa profonda (TVP)

Stare seduti a lungo su qualunque mezzo di trasporto (autobus, treno o aereo), soprattutto in una posizione scomoda, aumenta la possibilità di essere colpiti da fenomeni trombotici come la trombosi venosa profonda (TVP).

Si tratta della formazione di un coagulo ‘improprio’ (trombo) all’interno di un vaso sanguigno (di solito nelle vene degli arti inferiori), che determina l’occlusione del vaso stesso. È facilitata dal rallentato flusso di sangue dovuto alla prolungata posizione statica. Il trombo si può sciogliere da solo senza lasciare segni, oppure provocare complicazioni di vario genere, sia locali sia a distanza.

Per evitare di incorrere in questo problema, durante i viaggi lunghi dovrete muovervi il più possibile e ‒ mentre siete seduti ‒ fare periodicamente alcuni esercizi, come flettere i muscoli del polpaccio ruotando le caviglie.

Durante il viaggio è consigliabile bere acqua o succhi di frutta, per prevenire la disidratazione e ‒ per la stessa ragione ‒ evitare di bere molti alcolici o bibite che contengano caffeina.

Le persone anziane e chi soffre di vene varicose dovrebbero indossare calze elastiche. Se siete in stato di gravidanza dovreste prendere in esame con il vostro medico altre misure preventive prima della partenza.

Malattie infettive

Colera

Infezione intestinale di origine batterica, che normalmente ha un andamento epidemico e si contrae attraverso l’ingestione di cibi o acqua contaminati. In caso di epidemie, vengono sempre diramate informazioni, in modo da evitare le zone a rischio.

Sintomi: il sintomo principale è una diarrea acquosa, con severità molto variabile, che va da poche scariche fino a forme tanto gravi da comportare una disidratazione (si può rischiare di perdere anche 20 litri di liquidi al giorno) in grado di portare alla morte. In caso di sospetto di colera, è necessario rivolgersi a un medico, ma è consigliabile cominciare a bere subito molto, in modo da combattere la disidratazione.

Diagnosi: la diagnosi viene fatta in base ai sintomi (se è in corso un episodio epidemico), ma può essere confermata dall’esame delle feci.

Terapia: la principale misura da prendere per risolvere la malattia è la reintegrazione dei liquidi. Si segue anche una terapia antibiotica a base di doxiciclina (Bassado®), che è però controindicata ai bambini di età inferiore ai nove anni e alle donne in stato di gravidanza.

Prevenzione: evitare il cibo e l’acqua potenzialmente contaminati (frutti di mare, compresi i crostacei e i molluschi). Il vaccino anticolerico orale (Dukoral®) ha una elevata efficacia e protegge per due anni. È indicato soprattutto in caso di epidemia in corso.

Diarrea del viaggiatore

La diarrea del viaggiatore è la più comune tra le malattie da viaggio e il Tibet è compreso nelle zone del mondo considerate ad ‘alto rischio’, caratterizzate da una probabilità di contrarre l’infezione superiore al 20%. La diarrea del viaggiatore può essere causata da diversi tipi di virus, batteri, protozoi o parassiti.

Sintomi: crampi, dolore addominale, gonfiore, nausea, vomito e a volte febbre.

Terapia: se venite colpiti dalla diarrea, dovete bere molti liquidi, preferibilmente soluzioni reidratanti contenenti sali minerali, e bevande zuccherate per riattivare le funzioni di assorbimento dell’intestino. Qualche scarica diarroica al giorno non richiede alcuna cura particolare, ma se cominciate ad avere più di quattro o cinque scariche al giorno dovreste prendere un antidiarroico a base di loperamide (Imodium® e Dissenten®). Se la diarrea dura più di tre giorni o si accompagna a febbre, sangue o muco nelle feci, è bene assumere un antibiotico intestinale (rifaximina-Normix®, ciprofloxacina-Ciproxin®). Se i sintomi non migliorano rapidamente, è opportuno rivolgersi a un medico.

Prevenzione: alcune misure di igiene alimentare sono utili per prevenire la diarrea. Evitate di bere l’acqua corrente, a meno che non sia stata bollita, filtrata o disinfettata con soluzioni chimiche (compresse di cloro o soluzioni a base di iodio), mangiate solo frutta e verdura cotte o sbucciate, prestate molta attenzione ai prodotti caseari che possono contenere latte non pastorizzato, siate estremamente selettivi nell’acquisto di cibo dai venditori ambulanti. I cibi devono essere ben cotti e cotti di recente e la frutta e la verdura devono essere sbucciate personalmente. Il vaccino anticolerico attualmente disponibile ha anche una limitata attività nel prevenire la diarrea del viaggiatore. Anche l’uso preventivo dei fermenti lattici fornisce una modesta protezione.

Dissenteria amebica

La dissenteria amebica è una infezione intestinale causata dal parassita Entamoeba histolytica e ha uno sviluppo graduale, senza febbre né vomito, che può avere un decorso piuttosto grave. Non si tratta di una malattia che si autolimita, ma persiste fino a quando non viene curata e può provocare ricadute, complicazioni e danni a lungo termine. Colpisce raramente i turisti, ma è piuttosto difficile da diagnosticare.

Sintomi: diarrea sanguinolenta (non profusa come quella da batteri) con crampi.

Diagnosi: dal momento che per diagnosticare questo tipo di malattia o eventuali altre forme di dissenteria è necessario fare analizzare le feci (esame coprologico e/o parassitologico), bisogna cercare urgentemente l’aiuto di un medico.

Terapia: metronidazolo (Flagyl®), che però non deve essere somministrato ai bambini piccoli e alle donne in stato di gravidanza.

Prevenzione: le stesse misure di igiene alimentare indicate nel paragrafo Diarrea del viaggiatore.

Giardiasi

Infezione intestinale causata da un parassita (Giardia intestinalis), che normalmente viene trasmesso tramite il cibo o l’acqua contaminati da feci umane o animali. Si tratta di un disturbo relativamente comune tra i viaggiatorie ed è diffuso in Tibet. 

Sintomi: dolori addominali, nausea, ventre gonfio, diarrea acquosa e maleodorante e flatulenze. Tenete presente che la malattia può comparire diverse settimane dopo l’esposizione al parassita. I sintomi possono scomparire per alcuni giorni e poi manifestarsi di nuovo, una situazione che può protrarsi per diverse settimane.

Diagnosi: la giardiasi può essere diagnosticata facilmente con un esame parassitologico delle feci.

Terapia: metronidazolo (Flagyl®), che però non deve essere somministrato ai bambini piccoli e alle donne in stato di gravidanza.

Prevenzione: evitare il cibo e l’acqua potenzialmente contaminati da feci umane o animali. Se non si lavano bene le mani, l’infezione può essere trasmessa anche da persona a persona.

Infezioni respiratorie

Le infezioni delle prime vie respiratorie (dal comune raffreddore alle polmoniti più gravi) sono diffuse in tutta la Cina, compreso il Tibet. A Kathmandu e in Cina questo problema è più grave che altrove a causa dell’altitudine elevata, del freddo, dell’inquinamento atmosferico, dell’alto numero di fumatori accaniti e della sovrappopolazione, che aumenta il rischio di contagio. In ogni caso, la ragione principale della diffusione di queste infezioni è costituita dal fatto che molti cinesi hanno l’abitudine di sputare, innescando in questo modo un circolo vizioso. Tra i sintomi dell’influenza vi sono la febbre, la debolezza e l’irritazione della gola. Qualsiasi infezione dell’apparato respiratorio superiore, compresa l’influenza, può portare complicazioni come la bronchite e la polmonite, che richiedono una terapia antibiotica. In questi casi occorre consultare un medico.

I cinesi curano la bronchite utilizzando una polvere ricavata dalla cistifellea dei serpenti. L’efficacia di questo trattamento è quanto meno dubbia, ma sperimentarlo non è dannoso.

Sebbene nessun vaccino assicuri una protezione totale, il vaccino contro l’influenza è vivamente consigliato ai viaggiatori che si recano in Cina e in Tibet.

Rabbia

La rabbia è un’infezione virale presente in Tibet, che colpisce il cervello e il midollo spinale ed è quasi sempre fatale. Il virus della rabbia viene trasmesso dalla saliva di animali infetti di solito tramite il morso o più raramente attraverso abrasioni della pelle. Qualsiasi morso o graffio da parte di un animale deve essere pulito immediatamente e a fondo con abbondante acqua e sapone. Se poi esiste anche la minima possibilità che l’animale sia infetto, è necessario mettersi in contatto con le autorità sanitarie, per verificare se occorre un ulteriore trattamento.

Sintomi: i sintomi iniziali sono quelli di una malattia virale aspecifica; seguono alterazioni cognitive e della sensibilità, dolore nella sede della morsicatura e in seguito segni neurologici di encefalite.

Diagnosi: per la diagnosi bisogna rivolgersi a un ospedale.

Terapia: immunoglobuline specifiche, trattamento in terapia intensiva.

Prevenzione: vaccinazione preventiva: due iniezioni, che vengono praticate nell’arco di una settimana (secondo l’OMS) o tre in 21 giorni (secondo la scheda tecnica del produttore), più sicura del trattamento post-esposizione. Chi non si fosse sottoposto alla vaccinazione preventiva e sia stato morso da un animale sospetto necessita di quattro iniezioni, la prima delle quali deve essere praticata entro 24 ore dal morso o quanto prima, oltre alla somministrazione delle immunoglobuline specifiche e alla accurata detersione della ferita. In caso di morso o di graffio da parte di un animale sospetto, anche le persone vaccinate devono essere sottoposte a due ulteriori richiami.

Scabbia

La scabbia è una malattia infettiva provocata da minuscoli acari che vivono nella pelle, in particolare tra le dita, e causa una eruzione cutanea molto pruriginosa. 

Sintomi: prurito intenso.

Diagnosi: viene effettuata mediante l’osservazione delle caratteristiche lesioni sulla pelle.

Terapia: consiste nell’applicazione di una lozione acaricida (Nix®, Mitigal®). Bisogna medicare tutto il corpo dopo aver fatto un bagno caldo (spesso sono necessari due trattamenti in 48 ore). L’igiene personale è fondamentale per sterminare gli acari. Durante la cura, dovete lavare tutti i vostri abiti e le lenzuola in acqua bollente (non dimenticate di disinfettare anche la valigia e qualsiasi altro oggetto dove potrebbero essersi annidati gli acari).

Prevenzione: igiene della persona e dell’ambiente.

Rischi ambientali

Acqua

La regola numero uno è non bere acqua corrente ed evitare il ghiaccio nelle bevande. La maggior parte degli alberghi fornisce un bollitore o un thermos di acqua bollente, che è sicuro da bere.

Nei centri urbani, sia i tibetani sia i cinesi bollono l’acqua per renderla potabile (per un minuto a bassa quota, per almeno tre minuti a 2000 m di altitudine).

Durante i trekking dovreste sempre far bollire l’acqua o purificarla con tavolette di iodio o compresse di cloro, dal momento che potrebbe essere stata contaminata dal bestiame. 

Il tè è sempre immune da rischi, mentre lo stesso non si può dire per la birra locale (chang), che viene spesso prodotta con acqua di pozzo, che ha alte probabilità di essere contaminata. Nella maggior parte dei supermercati troverete bottiglie d’acqua da cinque litri.

Purificazione dell’acqua

Il modo più semplice per purificare l’acqua consiste nel bollirla. Alle quote elevate del Tibet la temperatura di ebollizione è più bassa rispetto al livello del mare, per cui è più difficile uccidere i germi. Per evitare problemi, vi consigliamo di fare bollire la vostra acqua per almeno tre minuti.

Prima di partire per una lunga escursione può risultare utile procurarsi un filtro per l’acqua (che spesso si rivela più economico rispetto all’acquisto di acqua in bottiglia). I filtri a protezione totale sono efficaci contro i parassiti, i batteri e i virus e rendono l’acqua del tutto potabile.

Le tavolette di cloro uccidono molti agenti patogeni, ma non i parassiti della giardia e della dissenteria amebica.

Lo iodio risulta molto efficace come purificatore dell’acqua ed è disponibile sia in versione liquida (soluzione di Lugol®) sia in forma di tavolette. Seguite attentamente le istruzioni e ricordate che in quantità eccessive lo iodio può risultare dannoso.

Calore

Collasso da calore La disidratazione è la causa principale del collasso da calore, i cui sintomi principali sono emicrania, capogiri e spossatezza. Nel momento in cui si avverte lo stimolo della sete, la disidratazione è già in atto: cercate di bere molta acqua, in modo da produrre un’urina chiara e limpida. In caso di collasso da calore occorre reintegrare i liquidi persi con acqua e/o succhi di frutta. Le compresse di sali minerali reperibili in commercio possono essere di aiuto. È altrettanto importante riequilibrare la temperatura corporea con acqua fredda e ventilatori. La prevenzione consiste nell’evitare di compiere attività motoria nelle ore più calde in zone a elevata umidità ambientale.

Colpo di calore Il collasso da calore è il precursore del più serio colpo di calore: in questo caso viene colpito il meccanismo della sudorazione, con un eccessivo innalzamento della temperatura corporea, comportamento irrazionale, convulsioni ed eventualmente anche perdita di conoscenza e morte, per cui è essenziale il ricovero in ospedale. L’intervento d’urgenza consiste nello spostare all’ombra la persona colpita, coprirla con un lenzuolo e un asciugamano umido e farle vento continuamente. Se possibile, è consigliabile ricorrere con urgenza a fleboclisi di soluzioni elettrolitiche per reintegrare i liquidi perduti.

Cibo

Un vecchio adagio coloniale recita: ‘Se lo puoi cuocere, bollire o pelare mangialo, altrimenti lascialo perdere’.

La contaminazione del cibo da parte di microbi può essere causata dall’uomo (personale di cucina), dagli insetti (mosche) o dall’ambiente (terra e acqua). Inoltre la crescita batterica, favorita dal clima caldo, procede rapidamente nel cibo anche dopo la preparazione. Per questo motivo, è necessario prendere alcune precauzioni per evitare l’ingestione di microbi, che potrebbero causare disturbi fastidiosi.

  • Mangiate solo carne e pesce ben cotti e cotti di recente, mai riscaldati.

  • Mangiate frutta e verdura cotte o sbucciate personalmente; prima di sbucciarle, lavatene sempre la superficie.

  • Il cibo poco manipolato è più sicuro.

  • Le uova, ben cotte, devono essere servite nel guscio.

  • Scegliete latticini provenienti dalla grande distribuzione o latte bollito.

  • Prestate molta attenzione al cibo venduto dalle bancarelle, soprattutto se non è caldo e ben cotto.

  • Evitate il cibo lasciato per molto tempo a temperatura ambiente (diffidate dei buffet).

  • Ponete attenzione all’igiene delle mani e delle stoviglie.

  • I pasti consumati al ristorante sono meno sicuri di quelli in case private.

Congelamento

Le parti del corpo a rischio di congelamento sono le estremità, ovvero le dita delle mani e dei piedi, il naso e le orecchie.

Il congelamento si manifesta con un colorito biancastro o cereo e a volte con la formazione di cristalli di ghiaccio sulla pelle. 

I sintomi sono prurito, intorpidimento e dolore.

Le parti colpite non devono essere massaggiate, ma riscaldate immergendole in acqua moderatamente calda, oppure avvolgendole con coperte o indumenti, fino a quando la pelle non riprende calore. Il dolore e il gonfiore sono inevitabili. Le vesciche non devono essere rotte.

Cercate immediatamente assistenza medica.

Ipotermia

Il rigido clima del Tibet non deve mai essere sottovalutato. In presenza di temperature ben al di sotto dello zero si corre il rischio di cadere vittime dell’ipotermia, anche durante la stagione estiva. Tenete presente che i valichi e le aree ad alta quota del Tibet settentrionale e del Changtang possono essere teatro di violente e improvvise tempeste di neve persino in piena estate. Le pianure e le catene montuose sono esposte a forti venti, che intensificano il freddo. Per esempio, nel mese di luglio su un passo del Tibet centrale situato a 5000 m di altitudine la temperatura minima è di circa -4°C, ma la presenza di forti venti che soffiano a 70 km orari fa sì che la temperatura percepita sia di circa -20°C.

Questo significa che dovrete essere sempre preparati e attrezzati per affrontare il freddo, la pioggia e il vento, in particolare durante le escursioni, il trekking, l’autostop ad alta quota e anche se aveste l’intenzione di compiere un lungo viaggio in autobus tra le montagne (in particolare di notte).

L’ipotermia è l’abbassamento della temperatura corporea legato alla permanenza al freddo.

L’ipotermia acuta può manifestarsi in breve tempo dopo un improvviso calo della temperatura. L’ipotermia cronica è causata da un calo graduale della temperatura nel giro di alcune ore.

L’ipotermia è accompagnata dall’insorgere dei seguenti sintomi: spossatezza, insensibilità cutanea (in particolare delle dita dei piedi e delle mani), brividi, difficoltà di parola, comportamento irrazionale e violento, letargia, tendenza a barcollare, vista annebbiata e crampi muscolari. Spesso l’irrazionalità si rivela quando il malato afferma di avere caldo e di volersi svestire.

Per combattere l’ipotermia è innanzitutto necessario mettersi al riparo dal vento e/o dalla pioggia, togliersi gli abiti umidi e indossare vestiti asciutti e caldi. Si consiglia di bere liquidi caldi (niente alcol) e di mangiare cibo facilmente digeribile ad alto contenuto energetico. 

Questi accorgimenti potrebbero essere sufficienti nelle fasi precoci dell’ipotermia, ma se lo stadio fosse più avanzato è indispensabile distendersi accanto al soggetto colpito in un sacco a pelo caldo, al fine di trasmettergli calore. Il paziente non deve essere massaggiato né fatto sedere accanto al fuoco; se possibile, fategli fare un bagno tiepido.

Una diagnosi e una cura precoce dell’ipotermia lieve costituiscono gli unici modi per prevenire lo stadio più grave di questa patologia, che è una condizione critica.

Mal di montagna acuto

L’insorgenza del mal di montagna acuto (l’acronimo inglese è AMS) è un fatto del tutto comune ad altitudini elevate: uno dei fattori determinanti, oltre a un’eventuale predisposizione individuale, è la rapidità dell’ascesa. In Tibet il mal di montagna acuto causa in media ogni anno una vittima tra i turisti. Quasi tutti coloro che arrivano in aereo a Lhasa (situata a circa 3600 m di altitudine) accusa qualche sintomo di AMS.

Il mal di montagna acuto presenta modalità subdole e può colpire persino gli escursionisti abituati a muoversi ad altitudini elevate. Sebbene a volte sia risultato fatale già a 3000 m, di solito la soglia della quota rischio si colloca tra i 3500 e i 4500 m.

Acclimatamento

Il mal di montagna acuto è legato alla rarefazone dell’ossigeno nell’aria (per esempio, al campo base dell’Everest il contenuto di ossigeno nell’aria è pari a circa la metà di quello presente al livello del mare). Con il crescere dell’altitudine, il corpo umano ha bisogno di tempo per sviluppare i meccanismi fisiologici che gli consentono di fare fronte alla carenza di ossigeno. Sebbene il processo di adattamento non sia ancora del tutto chiaro, si sa che comporta cambiamenti dei modelli respiratori e del ritmo cardiaco indotti dal sistema nervoso autonomo, nonché un aumento della capacità del sangue di trasportare ossigeno. In genere, occorrono da uno a tre giorni perché si instaurino questi meccanismi compensatori. Trascorso questo periodo, il problema tende a risolversi, a meno che non si salga ulteriormente di quota.

Sintomi

In Tibet molti viaggiatori vengono colpiti da un lieve mal di montagna, che in genere scompare con l’acclimatamento in un arco di tempo che va da alcune ore a qualche giorno. I sintomi tendono ad acuirsi di notte e comprendono mal di testa, vertigini, letargia, inappetenza, nausea, irritabilità e fatica a respirare. Piuttosto comuni sono anche i problemi d’insonnia nei primi giorni trascorsi a Lhasa.

Il mal di montagna può aggravarsi senza segni premonitori e risultare fatale a causa dell’accumulo di liquidi nei polmoni (edema polmonare da alta quota) e nel cervello (edema cerebrale da alta quota). In questo caso i sintomi comprendono fiato corto anche a riposo, tosse secca e irritante (che può evolversi sino all’espettorazione di un escreato schiumoso di colore rosato), forte mal di testa, mancanza di coordinazione (con deambulazione ‘da ubriaco’), confusione, comportamento irrazionale, vomito e infine perdita di coscienza.

Anche quando sono lievi, i sintomi del mal di montagna devono essere presi sul serio. Gli escursionisti devono prestare attenzione anche ai compagni di viaggio, perché spesso chi viene colpito da forme acute non si rende conto della propria condizione. Per finire, bisogna ricordare che il mal di montagna in forma grave può essere preceduto da pochi segnali indicatori o addirittura colpire senza preavviso.

Prevenzione

L’itinerario via terra da Kathmandu o dalla Cina al Tibet comporta un rapido incremento d’altitudine, che potrebbe favorire l’insorgere del mal di montagna. Se arrivate a Lhasa in aereo, vi consigliamo di starvene tranquilli per almeno tre giorni, un lasso di tempo che in genere è sufficiente per evitare problemi con l’altitudine e prevenire il mal di montagna acuto.

  • Salite lentamente, concedetevi frequenti giornate di riposo e fermatevi per due o tre giorni ogni volta che salite di 1000 m. Se si raggiunge un’altitudine elevata a piedi, l’acclimatamento si verifica gradualmente e il rischio di essere colpiti dal mal di montagna acuto è minore di quello che si correrebbe raggiungendo la quota in aereo o a bordo di un mezzo a motore.

  • Gli escursionisti dovrebbero tenere presente il vecchio adagio ‘Sali in alto, ma dormi in basso’. È sempre consigliabile dormire a una quota inferiore rispetto a quella massima raggiunta durante il giorno.

  • Dopo aver superato i 3000 m, è opportuno evitare di salire di più di 400 m al giorno come quota di pernottamento.

  • Bevete molto, perché in Tibet l’aria di montagna è secca e fredda e il corpo disperde umidità con la respirazione. A volte, l’evaporazione del sudore non viene percepita, portando così alla disidratazione.

  • Evitate l’alcol, che aumenta il rischio di disidratazione, e non fumate.

  • Evitate i sedativi.

  • Se durante il trekking vi sentite molto stanchi, prendetevi un giorno di riposo per acclimatarvi. Se qualcuno del vostro gruppo vi sembra in difficoltà, concedetevi qualche sosta fuori programma.

  • Non sforzatevi di arrivare subito a un passo, perché conviene fare pause frequenti. Scollinare il giorno successivo non è molto diverso dal farlo oggi. Cercate di programmare il vostro itinerario in modo da suddividere le lunghe salite in due o più giorni. Considerando le numerose incognite relative all’acclimatamento e al mal di montagna acuto, è sempre meglio concedersi i tempi più ampi possibile.

Terapie

I sintomi lievi si curano riposando alla quota raggiunta fino alla completa guarigione (di solito bastano uno o due giorni). Per il mal di testa si può assumere paracetamolo o aspirina. Se i sintomi dovessero persistere o aumentare, è necessario scendere immediatamente anche solo 500 m potrebbero rivelarsi utili.

Il rimedio più efficace per evitare il mal di montagna acuto consiste infatti nel portarsi il più presto possibile a un’altitudine inferiore. Che si riesca a farlo da soli o si debba essere trasportati, è necessario evitare ritardi che potrebbero rivelarsi fatali. In alcuni casi potrebbe essere necessario lasciare subito il Tibet; verificate che la vostra assicurazione di viaggio copra questo tipo d’intervento.

L’acetazolamide (Diamox®) è un diuretico utile per prevenire il mal di montagna, ma andrebbe somministrato sotto controllo medico. Come terapia preventiva, è possibile assumerne 125 mg due volte al giorno. Il Diamox deve essere evitato da chi è allergico allo zolfo. In ogni caso, anche se seguite la terapia, non trascurate l’insorgere di eventuali sintomi, anche lievi. I farmaci non devono mai sostituire la discesa a quote inferiori (anche se possono aiutarla) o ‒ ancora peggio ‒ essere utilizzati per proseguire l’ascesa.

Diversi alberghi di Lhasa vendono un preparato a base di erbe che la gente del posto usa per alleviare gli effetti del mal di montagna in forma lieve. Questo rimedio è noto come solomano in tibetano e hóngjǐngtīan (븐쒼莖) in cinese. La gente del posto consiglia anche un preparato a base di erbe chiamato gāoyuánníng ( 멕覩퀼) e gāoyuánkāng (멕覩영;dexamethasone). Una scatola di fiale costa da Y35 a Y50. In ogni caso, prima di assumere qualunque farmaco consultate sempre un medico.

Scottature solari

Alle altitudini elevate del Tibet è molto facile scottarsi, soprattutto durante i trekking. Le scottature solari non costituiscono solo un fastidio temporaneo, in quanto tra i loro effetti indesiderati a lungo termine vi sono il prematuro invecchiamento cutaneo e la possibilità di tumori alla pelle.

Le creme solari ad alto fattore di protezione (SPF), gli occhiali da sole e un cappello a tesa larga costituiscono validi elementi di prevenzione.

I viaggiatori dalla carnagione chiara dovrebbero procurarsi una crema solare riflettente (a base di ossido di zinco oppure di ossido di titanio).

La crema va applicata sul naso e sulle labbra (ma anche sulla punta delle orecchie, se non si indossa il cappello).

Salute femminile

Articoli sanitari Vi consigliamo di portarvi dietro una buona scorta di articoli sanitari.

Candidosi vaginale Il caldo, l’umidità e gli antibiotici possono contribuire all’insorgenza di questo disturbo, che si cura con creme oppure ovuli antimicotici, sul genere del clotrimazolo (Gyno-Canesten®). In alternativa, si può assumere una compressa di fluconazolo (Diflucan®).

Controllo delle nascite Dal momento che in Tibet la disponibilità di anticoncezionali può essere piuttosto limitata, vi consigliamo di portarvi dietro una scorta del vostro metodo contraccettivo.

Gravidanza Normalmente è possibile viaggiare durante la gravidanza, tenendo presenti alcune precauzioni importanti. 

  • Prima di partire sarebbe meglio farsi visitare accuratamente. Il periodo migliore per mettersi in viaggio è quello compreso tra la 16ª e la 28ª settimana, quando il rischio di problemi collegati alla gravidanza è minimo e le donne si sentono generalmente bene. I periodi più rischiosi per viaggiare coincidono invece con le prime 12 settimane della gravidanza, quando il rischio di aborto è maggiore, e con le settimane successive alla 30ª, quando potrebbe verificarsi un innalzamento della pressione arteriosa, con il conseguente rischio di parto prematuro. La maggior parte delle compagnie aeree non accetta a bordo le passeggere oltre la 38ª settimana e in effetti nelle ultime settimane di gravidanza i voli a lungo raggio potrebbero rivelarsi molto faticosi. Prendete nota di alcune informazioni importanti, come il gruppo sanguigno, che potrebbero esservi molto utili, qualora doveste essere sottoposte a un trattamento sanitario mentre vi trovate all’estero. 

  • Controllate che la polizza di viaggio copra anche le spese per un eventuale parto e l’assistenza postnatale, tenendo comunque presente che un’assicurazione non può fare molto nei paesi dove le strutture sanitarie sono carenti.

  • Evitate di viaggiare in zone rurali dove i mezzi di trasporto e l’assistenza sanitaria siano carenti.

  • La diarrea del viaggiatore può portare velocemente alla disidratazione e causare un inadeguato flusso di sangue alla placenta. La maggior parte dei farmaci che vengono utilizzati per curare i diversi tipi di diarrea sono sconsigliati alle donne in stato di gravidanza; l’unico considerato sicuro è l’azitromicina.

  • Per quanto non si abbiano informazioni certe sugli eventuali effetti nocivi dell’altitudine sul feto, molti medici raccomandano alle donne in stato di gravidanza di non viaggiare al di sopra dei 4000 m di altitudine.

Infezioni delle vie urinarie Possono essere aggravate dalla disidratazione o da lunghi viaggi in autobus senza soste; bevete molto e portatevi un antibiotico per curarle (ciprofloxacina-Ciproxin®).

Viaggiare con i bambini

Tutti coloro che viaggiano con bambini dovrebbero avere qualche nozione su come curare i disturbi di lieve entità e sapere a chi rivolgersi per i trattamenti sanitari.

Animali Spiegate ai bambini che non devono avvicinarsi ai cani o ad altri mammiferi, i cui morsi potrebbero provocare la rabbia o altre malattie. Qualunque morso, graffio o leccatura di animale dovrebbe essere immediatamente pulito a fondo; se esiste una possibilità anche minima che l’animale sia infetto dalla rabbia, rivolgetevi immediatamente a un medico. 

Cibo e acqua Fate in modo di evitare il cibo e l’acqua a rischio di contaminazione. Nel caso di attacchi di vomito o di diarrea, è molto importante provvedere a reintegrare accuratamente i liquidi e i sali perduti. A questo scopo potrebbe essere utile procurarsi sostanze per preparare soluzioni reidratanti, da sciogliere nell’acqua dopo averla fatta bollire.

Farmaci I repellenti per insetti devono essere applicati in concentrazioni e quantità ridotte. Per qualunque farmaco, assicuratevi che non presenti controindicazioni per i bambini.

Problemi cutanei Nei climi caldi e umidi, qualunque ferita o irritazione della pelle può provocare un’infezione, per cui la parte colpita dovrebbe essere tenuta asciutta e pulita.

Vaccinazioni Controllate le vaccinazioni di routine e valutate la possibilità di effettuarne altre, considerato il fatto che alcuni vaccini non possono essere somministrati ai bambini di età inferiore a un anno.


Salute quotidiana

La normale temperatura corporea è di 37°C; un aumento di più di 2°C equivale a febbre alta. Ricordate di portare con voi un termometro digitale o a cristalli liquidi. Le pulsazioni normali di un adulto vanno da 60 a 100 battiti al minuto (per i bambini da 80 a 100 e per i neonati da 100 a 140). In linea di massima, le pulsazioni aumentano di circa 20 battiti al minuto per ogni grado di temperatura in più.

Anche la respirazione è un indicatore dello stato di salute. Contate il numero di respiri al minuto: tra 12 e 20 è normale per adulti e ragazzi (fino a 30 per i bambini e fino a 40 per i neonati). Chi ha la febbre alta o gravi malattie respiratorie respira più in fretta del normale. Fare più di 40 inspirazioni profonde al minuto può essere segno di insufficienza respiratoria, possibilmente conseguente a polmonite o altra malattia respiratoria.


Utile da sapere

Medicina tibetana

I fondamenti della medicina tibetana hanno molto in comune con quelli delle altre medicine tradizionali asiatiche, che secondo alcuni studiosi arrivarono in queste zone dall’antica Grecia, attraversando l’India in tempi remoti. La tradizione medica orientale tende a vedere i sintomi come segni di una perdita di equilibrio nel corpo e tenta di ripristinarlo.

La teoria che sta alla base della medicina tibetana è fondata su un sistema estremamente complesso di controlli e bilanciamenti di tre ‘umori’ (in relazione allo stato mentale), sette ‘sostegni del corpo’ (in relazione all’apparato digerente) e tre ‘eliminatori’ (riguardanti l’eliminazione dei rifiuti corporei). Bisogna poi prendere in considerazione anche l’influenza degli spiriti nocivi: 360 influssi nocivi femminili, 360 influssi nocivi maschili, 360 influssi naga malevoli (i naga sono gli spiriti dell’acqua) e infine 360 influssi originati dal karma accumulato in passato. Questi elementi possono combinarsi per produrre 404 disordini fondamentali e 84.000 malattie.

Come fa un medico tibetano ad accertare le condizioni di un paziente? La sua abilità principale consiste nella capacità di diagnosi attraverso le pulsazioni dei canali energetici. Un medico tibetano può sintonizzarsi su 360 diversi ‘canali sottili’ di energia, che scorrono attraverso la pelle, i muscoli, gli organi interni, le ossa e il midollo. La condizione di questi canali può essere controllata dal medico tramite l’uso di sei dita (le prime tre di ogni mano). Inoltre, un altro importante strumento diagnostico è l’analisi delle urine.

Si ritiene che il fondatore della medicina tibetana sia stato Yuthok Yongten Gonpo (1182-1251), nato vicino al Monastero di Ralung e medico curante del re Trisong Detsen. Se desiderate approfondire le vostre conoscenze sulla medicina tibetana, vi consigliamo di visitare il sito web www.tibetan-medicine.org

Se doveste ammalarvi, potrete chiedere una diagnosi al Mentsikhang di Lhasa (Ospedale tradizionale tibetano 꾜努牘, Zàngyīyuàn; Yuthok Lam) situato di fronte al Barkhor. Al terzo piano troverete due medici in grado di esprimersi in inglese, che accolgono i pazienti stranieri.