Nepal

Salute in viaggio

Prima di partire

La situazione sanitaria, sia per l’assistenza, sia per le condizioni igieniche, è estremamente precaria in tutto il paese, inclusa la capitale Kathmandu.

Vaccinazioni consigliate

Pianificate le vaccinazioni e le profilassi e consultate un centro di medicina dei viaggi. Questi sono normalmente dislocati presso i Servizi di Igiene e Sanità Pubblica delle ASL o i reparti di Malattie Infettive degli ospedali e sono in grado di fornire tutti i consigli di comportamento utili, praticare le vaccinazioni indicate e prescrivere i farmaci opportuni per la profilassi e/o la terapia delle possibili infezioni. La consulenza sarà fornita in modo personalizzato secondo la destinazione, il tipo di viaggio, l’itinerario, la durata, la stagione, l’età, le esigenze, le condizioni di salute del viaggiatore. Tutte le decisioni saranno prese dal medico sulla base di un accurato bilancio tra il rischio di contrarre una eventuale infezione, e i possibili effetti indesiderati da farmaco o vaccino.

La consulenza dovrà essere richiesta almeno un mese prima della partenza, per permettere la programmazione, la somministrazione e l’inizio dell’efficacia delle eventuali misure prese: molti vaccini infatti non garantiscono l’immunità fino ad almeno due settimane dopo che sono stati praticati. Per le vaccinazioni obbligatorie, previste dai regolamenti internazionali, chiedete un certificato di vaccinazione internazionale (altrimenti noto come libretto giallo), sul quale verranno elencate tutte le vaccinazioni cui vi siete sottoposti.

In primo luogo è opportuno verificare l’aggiornamento delle vaccinazioni di routine, così come previste dal vigente Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (www.epicentro.iss.it/vaccini/piano-nazionale-vaccini-2023-2025) e in particolare le vaccinazioni contro:

Difterite/tetano/pertosse in tutti i viaggiatori. Dopo il ciclo primario in età infantile si consiglia un richiamo ogni 10 anni. Prima della partenza è consigliato un richiamo nel caso in cui queste vaccinazioni siano scadute o prossime alla scadenza.

Epatite A e B, pneumococco, meningococco, morbillo/parotite/rosolia, varicella, herpes zoster, influenza, Haemophilus influenzae tipo B nei gruppi a rischio.

Influenza, pneumococco, herpes zoster nei viaggiatori di età superiore ai 65 anni.

Morbillo/parotite/rosolia e varicella nelle donne in età fertile.

Vaccinazioni dell’infanzia e dell’adolescenza.

L’unico vaccino richiesto dai regolamenti internazionali è quello contro la febbre gialla. La documentazione di avvenuta vaccinazione viene richiesta per entrare in Nepal soltanto qualora si provenga da uno dei paesi appartenenti alla zona endemica (paesi dell’Africa tropicale e dell’America Latina; v. l’elenco sull’appendice dell’opuscolo International Travel and Health, scaricabile da https://www.who.int/publications/m/item/countries-with-risk-of-yellow-fever-transmission-and-countries-requiring-yellow-fever-vaccination-(november-2022) nei sei giorni precedenti all’arrivo nel paese.

Non sono obbligatorie altre vaccinazioni, tuttavia alcune autorità sanitarie (CDC americani) consigliano a tutti i viaggiatori diretti in Nepal: 

Encefalite giapponese Il vaccino è consigliato ai viaggiatori che intendono trascorrere periodi superiori a un mese nelle zone rurali dell’area endemica nella stagione dei monsoni. Occorrono almeno 2 dosi, somministrate a 28 giorni di distanza una dall’altra. Protegge per 2 anni e per 10 anni se si è fatta una terza dose (a 12-24 mesi).

Epatite virale A Il vaccino (2 dosi iniettate a distanza di 6-12 mesi) conferisce protezione contro il rischio di contrarre l’epatite A da alimenti e bevande contaminate. Dopo la prima dose vi è già una buona protezione e il richiamo conferisce protezione per almeno 30 anni.

Epatite virale B Questo vaccino (2 dosi iniettate a distanza di 1 mese, più un richiamo dopo 6 mesi) è stato somministrato di routine in Italia ai nati dal 1980 in poi. È consigliato soprattutto a chi prevede di avere rapporti sessuali occasionali o di lavorare in ambito sanitario. Per avere un minimo di protezione occorrono almeno 2 dosi. È anche disponibile un vaccino bivalente, valido sia per l’epatite A sia per l’epatite B, da somministrare con lo stesso calendario.

Febbre tifoide La vaccinazione antitifica è consigliata a tutti i viaggiatori che si recano in aree dove l’igiene è scarsa. Esiste una forma per somministrazione orale (3 capsule, da assumere a giorni alterni) e una per iniezione intramuscolare (1 sola dose); entrambe proteggono per tre anni.

Meningite meningococcica La vaccinazione è consigliata a coloro che si recano in aree in cui la malattia è diffusa (alcune zone dell’Asia, del subcontinente indiano, dell’Africa e del Sud America), nella stagione inverno-primavera o se si è a stretto contatto con la popolazione. L’efficacia inizia 1-2 settimane dopo la somministrazione. La protezione dura circa 5 anni. Il vaccino è sconsigliato ai bambini al di sotto dei due anni, perché essi non sviluppano un’immunità adeguata. Non protegge contro la meningite meningococcica di sierotipo B.

Rabbia Il vaccino contro la rabbia è consigliabile a coloro che prevedono di entrare in contatto con animali a rischio o in zone a rischio particolarmente elevato. Viene raccomandato anche se si praticano attività quali trekking, corsa, ciclismo o speleologia in aree remote. La vaccinazione consiste in 2 iniezioni, che vengono praticate nell’arco di una settimana (secondo l’OMS), o 3 in 21 giorni (secondo la scheda tecnica del produttore). Anche se si è stati vaccinati, in caso di morso o di graffio da parte di un animale si dovranno fare 2 ulteriori dosi di richiamo. Se non si è stati vaccinati e si è morsicati da un animale a rischio, si dovrà fare il ciclo di profilassi post-esposizione con immunoglobuline e 4 dosi del vaccino.


Durante il viaggio

Disponibilità dell’assistenza sanitaria

A Kath­man­du si trovano le migliori strutture sanitarie del paese, ma lo standard di qualità offerto dalle cliniche e dagli ospedali diminuisce a mano a mano che ci si allontana dalla capitale. Nelle zone di montagna le strutture sanitarie possono non esserci affatto e gli escursionisti che si ammalano in montagna generalmente vengono portati a Kath­man­du oppure all’estero nel caso si tratti di qualcosa di veramente grave. 

A Kathmandu tra le cliniche di buon livello segnaliamo la Nepal International Clinic (%01-4435357, 01-4434642; www.nepalinternationalclinic.com; Lal Durbar) e la CIWEC Clinic (%01-4435232, 01-4424111; www.ciwec-clinic.com; Kapurdhara Marg, Lazimpat), che ha una filiale (%061-463082; www.ciwec-clinic.com; Mansarovar Path, lungolago centrale) a Pokhara. Una normale visita vi costerà circa US$20. Un trattamento con antibiotici della durata di 3 giorni ha un costo inferiore a US$3. Le prestazioni sanitarie al di fuori delle grandi città sono scarse, se possibile arrivate a Kathmandu o Pokhara.

Durante il trekking, le uniche strutture raggiungibili sono piccoli centri sanitari locali, sporadici e lontani l’uno dall’altro. Se visitate le zone più fuori mano dovrete avere con voi un kit medico adeguato ed essere preparati a curarvi da soli fino a che non raggiungerete una struttura sanitaria professionale.

Cinetosi o mal di movimento

  • Il mal di movimento è dovuto alle stimolazioni del labirinto (sistema di regolazione dell’equilibrio) che si verificano durante i viaggi in automobile, in aereo o per mare. Se siete soggetti a cinetosi, cercate di trovare un posto che renda minimo il disturbo: vicino alle ali sugli aeroplani, a metà nave sulle imbarcazioni e nei sedili centrali sugli autobus. Mangiare poco prima e durante il viaggio ridurrà il rischio di patire di mal di movimento.

  • L’aria fresca e il guardare avanti e verso l’orizzonte possono essere di aiuto; al contrario, leggere o fumare (o sedere accanto a qualcuno che fuma) potrebbe rivelarsi controproducente.

  • Prima di iniziare il viaggio si può assumere un prodotto contro il mal di movimento (dimenidrinato-Xamamina®), che però può provocare sonnolenza; se lo assumerete mentre vi sentite già male, sarà troppo tardi. I cerotti di scopolamina (Transcop®) devono essere applicati quattro ore prima della partenza; tra gli effetti collaterali si segnalano sonnolenza e dilatazione della pupilla.

  • Utili anche i rimedi della medicina naturale: zenzero e menta piperita.

Jet lag

  • La sindrome del jet lag (o sindrome da fusi orari) colpisce di norma chi si sposta in aereo attraverso più di cinque fusi orari. Ne risulta insonnia, spossatezza, malessere e nausea. Per evitare il jet lag bevete molti liquidi (non alcolici) e mangiate cibi leggeri.

  • Una volta arrivati cercate di esporvi alla luce naturale e di riadattare il prima possibile il vostro ritmo biologico (per i pasti, il sonno e così via).

Trombosi venosa profonda (TVP)

  • Stare seduti a lungo su qualunque mezzo di trasporto (autobus, treno o aereo), soprattutto in una posizione scomoda, aumenta la possibilità di fenomeni trombotici quali la trombosi venosa profonda (TVP).

  • Si tratta della formazione di un coagulo ‘improprio’ (trombo) all’interno di un vaso sanguigno (di solito nelle vene degli arti inferiori) con occlusione del vaso stesso. È facilitata dal rallentato flusso di sangue dovuto alla prolungata posizione statica. Il trombo si può sciogliere da solo senza lasciare segni oppure provocare complicazioni varie, locali o a distanza.

  • Per evitare di incorrere in questo problema, durante i viaggi lunghi dovrete muovervi il più possibile e, mentre siete seduti, fare periodicamente alcuni esercizi, come flettere i muscoli del polpaccio ruotando le caviglie.

  • È consigliabile bere acqua o succhi di frutta durante il viaggio per prevenire la disidratazione e, per la stessa ragione, evitare di bere molti alcolici o bibite che contengano caffeina.

  • Le persone anziane e chi soffre di vene varicose dovrebbero indossare le calze elastiche. Se siete in gravidanza dovreste prendere in esame con il vostro medico altre misure preventive prima della partenza.

Malattie infettive

Ciclospora

È un parassita intestinale (Cyclospora) che si trasmette con l’acqua infetta e colpisce il tratto superiore dell’intestino. Fortunatamente, questa patologia in Nepal è un rischio legato per lo più alla stagione dei monsoni, periodo in cui i turisti sono pochi. 

Sintomi: diarrea, affaticamento, perdita di appetito che può persistere anche fino a 12 settimane.

Diagnosi: dimostrazione del parassita nelle feci.

Terapia: la cura per la diarrea causata da ciclospora è a base di un antibiotico chiamato cotrimossazolo (noto sotto il nome di Bactrim®).

Prevenzione: Lo iodio non è sufficiente a eliminare il parassita, che può invece essere facilmente rimosso dall’acqua tramite dei filtri o mediante bollitura.

Dengue

Questa malattia trasmessa dalle zanzare del genere Aedes sta diventando sempre più problematica nei paesi tropicali, specialmente nelle città. L’insetto vettore si riproduce soprattutto all’interno di cisterne d’acqua, per esempio vasche, barili, latte, contenitori di metallo e di plastica e pneumatici abbandonati. In Nepal si è verificato un grosso focolaio nel 2010; un’epidemia più piccola nel 2016 è stata limitata principalmente a Chitwan e Jhapa. Altrove il rischio è basso.

Sintomi: ricordano quelli dell’influenza: febbre elevata, intensi dolori muscolari e alle articolazioni (da cui il nome di ‘febbre rompiossa’), cefalea, nausea e vomito, spesso seguiti dalla comparsa di eruzioni cutanee. Nella maggior parte dei casi i sintomi si risolvono da soli nel giro di qualche giorno. La forma più grave, la dengue emorragica o con shock, è molto rara, e colpisce più facilmente alla seconda infezione (con un sierotipo virale diverso).

Diagnosi: può essere fatta tramite un esame del sangue.

Terapia: non esistono cure specifiche, ma è utile il trattamento sintomatico con antinfiammatori. Usate il paracetamolo (Tachipirina®) e non l’acido acetilsalicilico (Aspirina®) perché quest’ultimo può favorire le emorragie.

Prevenzione: evitare di farsi pungere dalle zanzare, ricordandosi che la Aedes punge soprattutto di giorno. Un vaccino di recente introduzione fornisce una buona protezione contro i sierotipi 1 e 2, ed è somministrato in 2 dosi distanziate di 3 mesi.

Diarrea del viaggiatore

Persino i viaggiatori più esperti del Sud-est asiatico possono soffrire di questa affezione in Nepal, che è considerata un’area a rischio molto alto essendo caratterizzata da una probabilità di contrarre l’infezione superiore al 20%. 

Sintomi: crampi, dolore addominale, gonfiore, nausea, vomito, a volte febbre.

Terapia: se venite colpiti da diarrea dovete bere molti liquidi, preferibilmente soluzioni reidratanti contenenti sali minerali, e bevande zuccherate per riattivare le funzioni di assorbimento dell’intestino. Qualche scarica diarroica al giorno non richiede alcuna cura particolare, ma se cominciate ad avere più di quattro o cinque scariche al giorno dovreste prendere un antidiarroico a base di loperamide (Imodium® e Dissenten®). Se la diarrea dura più di tre giorni o si accompagna a febbre, sangue o muco nelle feci, è bene assumere un antibiotico intestinale (rifaximina-Normix®, ciprofloxacina-Ciproxin®).

Durante un’escursione potrebbe essere impossibile raggiungere una struttura sanitaria, quindi portate con voi le seguenti medicine per un primo intervento (accanto al principio attivo è indicato il dosaggio di queste medicine vendute in Nepal).

  • Azitromicina (Zitromax®) – un antibiotico ad ampio spettro utile per la diarrea del viaggiatore; assumetene 500 mg al giorno per tre giorni consecutivi.

  • Ciprofloxacina 500 mg (Ciproxin®) – per la diarrea del viaggiatore la normale posologia è di due pastiglie al giorno per 3-7 giorni.

  • In caso di peggioramento o non miglioramento dei sintomi è necessario consultare un medico. Se impossibile, si può tentare un trattamento con tinidazolo (Trimonase®).

Prevenzione: alcune misure di igiene alimentare sono utili per prevenire la diarrea. Evitate di bere l’acqua corrente a meno che non sia stata bollita, filtrata o disinfettata con soluzioni chimiche (compresse di cloro o soluzioni a base di iodio); mangiate solo frutta e verdura cotte o sbucciate; state attenti ai prodotti caseari che possono contenere latte non pastorizzato; siate molto selettivi nell’acquisto di cibo dai venditori ambulanti. I cibi devono essere ben cotti, e cotti di recente; la frutta e la verdura devono essere sbucciate personalmente. Il vaccino anticolerico attualmente disponibile ha anche una limitata attività nel prevenire la diarrea del viaggiatore. Anche l’uso preventivo dei fermenti lattici fornisce una modesta protezione.

Dissenteria amebica

La dissenteria amebica è una infezione intestinale causata dal parassita Entamoeba histolytica, ha uno sviluppo graduale senza febbre né vomito, ma può avere un decorso piuttosto grave. Non è una malattia che si autolimita: essa persiste finché non viene curata e può provocare ricadute, complicazioni e danni a lunga scadenza. Poiché colpisce raramente i turisti in Nepal (meno dell’1%), l’automedicazione è sconsigliata.

Sintomi: diarrea sanguinolenta (non profusa come quella da batteri) con crampi.

Diagnosi: per diagnosticare questo tipo di malattia o eventuali altre forme di dissenteria è necessario far analizzare le feci (esame coprologico e/o parassitologico), pertanto bisogna cercare urgentemente l’aiuto di un medico.

Terapia: metronidazolo (Flagyl®), che però non dev’essere somministrato ai bambini piccoli e alle donne in gravidanza.

Prevenzione: le misure di igiene alimentare indicate nel paragrafo ‘Diarrea del viaggiatore’.

Giardiasi

Infezione intestinale causata da un parassita (Giardia intestinalis) normalmente trasmesso tramite cibo o acqua contaminati da feci umane o animali (è relativamente comune fra i viaggiatori). L’infezione è la causa di circa il 12% dei casi di diarrea tra coloro che visitano il Nepal.

Sintomi: dolori addominali, nausea, ventre gonfio, diarrea acquosa e maleodorante e flatulenze. La malattia può comparire diverse settimane dopo l’esposizione al parassita. I sintomi possono scomparire per alcuni giorni e poi manifestarsi di nuovo, e questa situazione può protrarsi per diverse settimane. 

Diagnosi: la giardiasi è facilmente diagnosticabile con un esame delle feci.

Terapia: metronidazolo (Flagyl®), che però non dev’essere somministrato ai bambini piccoli e alle donne in gravidanza.

Prevenzione: evitare cibo e acqua potenzialmente contaminati da feci umane o animali. Se non si lavano bene le mani, l’infezione può essere trasmessa anche da persona a persona. 

Epatite

L’epatite è un’infiammazione del fegato diffusa in tutto il mondo. Ci sono diversi virus che causano l’epatite e si distinguono per il modo in cui si contraggono.

L’epatite virale A si trasmette attraverso l’acqua o il cibo contaminati. 

L’epatite virale E, più rara, si trasmette nello stesso modo della forma A e può essere estremamente pericolosa per le donne in gravidanza.

L’epatite virale B si trasmette attraverso il contatto con sangue infetto, con emoderivati e con fluidi corporei: il contagio può avvenire tramite i rapporti sessuali, le trasfusioni di sangue, la penetrazione cutanea con un ago contaminato non sterile o attraverso piccole lesioni della pelle. Inoltre può essere rischioso farsi radere, tatuare o farsi praticare il piercing con strumenti non sterili. I sintomi dell’epatite virale B possono essere più gravi di quelli dell’epatite virale A e la malattia può causare problemi a lungo termine, come danni epatici cronici e cancro al fegato. Nel mondo ci sono circa 300 milioni di portatori cronici di epatite virale B.

L’epatite virale C si trasmette con le stesse modalità dell’epatite B e anch’essa può causare complicazioni a lungo termine. 

L’epatite virale D si trasmette con le stesse modalità, ma si contrae solo in presenza anche di epatite B.

Sintomi: febbre, brividi, mal di testa, stanchezza, debolezza e dolori. Seguono perdita dell’appetito, nausea, vomito, dolori addominali, urine di colore giallo intenso, feci di colore chiaro e ittero (colorazione gialla della cute: anche il bianco dell’occhio tende a diventare giallo), e può provocare un lungo periodo di astenia con tempi di recupero molto lenti.

Diagnosi: esami di laboratorio.

Terapia: non esiste una terapia specifica, se non per le forme croniche.

Prevenzione: attualmente sono disponibili soltanto vaccini contro le forme di epatite virale A e B. Attenersi alle norme igieniche per quel che riguarda il cibo e l’acqua (per l’epatite A ed E) ed evitare le situazioni a rischio (per le forme B, C e D) sono fondamentali misure preventive.

HIV/AIDS

Il virus HIV, causa dell’AIDS è in preoccupante aumento in Nepal. Secondo le stime 75.000 nepalesi sono sieropositivi.

Come si trasmette: il virus HIV si trasmette attraverso il sangue e gli emoderivati infetti, e da una madre infetta ai propri figli durante la gravidanza e il parto, ma anche mediante scambi di sangue attraverso aghi o strumenti infetti durante cure mediche o dentistiche, l’agopuntura, le iniezioni endovena, i tatuaggi e il piercing. La via di trasmissione più frequente è costituita tuttavia dai rapporti sessuali; il rischio di infezione è proporzionale, oltre che alla diffusione dell’infezione nel paese visitato (massima in Africa e Caraibi), al numero di rapporti, di partner diversi, di partner sconosciuti, al contatto con partner promiscui (in particolare le prostitute) e alla presenza nel partner di altre malattie a trasmissione sessuale. 

Diagnosi: un esame del sangue permette di fare la diagnosi. È consigliato, anche in assenza di sintomi, se si sono avuti comportamenti a rischio.

Terapia: se il test risulta positivo è necessario rivolgersi a un centro specializzato, per valutare l’opportunità di un trattamento.

Prevenzione: la prevenzione del contagio per via sessuale è basata sull’uso di sistemi di barriera (profilattici) durante tutti i rapporti sessuali a rischio, completi e incompleti. Ci si protegge inoltre evitando tutti gli altri comportamenti a rischio sopra elencati.

Malaria

La malaria è causata da un parassita del sangue chiamato plasmodio. È l’infezione tropicale più diffusa nel mondo e può essere una malattia grave, in particolare quando assume la forma di malaria cerebrale, gravata anche da una certa mortalità. La malaria viene trasmessa da certe specie di zanzare (anofeline): soltanto gli insetti di sesso femminile possono trasmetterla, ma basta la puntura di un solo insetto portatore del parassita per contrarla. Le punture si verificano in prevalenza fra il tramonto e l’alba.

La profilassi con farmaci antimalarici è consigliata solo in caso di soggiorni prolungati nel Terai, specialmente durante il monsone. Kathmandu, Pokhara, Chitwan e le più note piste da trekking himalayane sono invece sicure. Durante un viaggio nel Terai applicate un buon repellente, specialmente se dormite nella giungla o in alberghi economici (solitamente privi di zanzariere). Gli antizanzare da collegare alla presa di corrente sono più efficaci degli zampironi, che tra l’altro possono creare problemi respiratori.

Prima di partire rivolgetevi a un medico esperto di medicina dei viaggi per discutere l’opportunità di una profilassi e l’eventuale dosaggio adatto a voi. 

SINTOMI E DIAGNOSI

Il principale sintomo della malaria è la febbre, cui possono associarsi sintomi generali come brividi, mal di testa, diarrea e tosse. La diagnosi può essere effettuata solo mediante un prelievo di sangue, seguito dall’osservazione del parassita al microscopio.

Chiunque abbia febbre durante un soggiorno in Nepal o nelle quattro settimane successive alla partenza da questo paese, anche avendo assunto farmaci antimalarici, dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di aver contratto l’infezione, finché l’esame del sangue non ha dato esito negativo. Se la malattia non viene curata, può andare incontro a rapido aggravamento, soprattutto se il soggetto è stato colpito dal Plasmodium falciparum; segni di complicazioni possono essere itterizia e perdita di conoscenza fino al coma (si tratta allora di malaria cerebrale) o addirittura alla morte. È necessario un ricovero ospedaliero, ma nelle forme gravi la percentuale di decessi continua ad aggirarsi intorno al 10% anche nelle strutture che forniscono le cure migliori.

PREVENZIONE DELLA MALARIA

La prevenzione della malaria dovrebbe fondarsi su due strategie: evitare le punture di zanzara e degli insetti in generale e sottoporsi a chemioprofilassi con farmaci antimalarici, se indicato. Prima di partire è essenziale consultare il servizio di Medicina dei Viaggi della ASL competente, che provvederà a valutare la necessità di una profilassi farmacologica e a prescrivere i farmaci e i dosaggi adeguati sia per gli adulti sia per i bambini. Ecco alcuni consigli utili per evitare le punture di zanzara: 

  • Applicate repellenti sulla pelle scoperta. Molto efficaci sono quelli a base di dietiltoluamide o DEET (OFF!
    Active® 15% di DEET), anche se da usare con cautela perché in alta quantità potrebbero essere tossici per i bambini. Ugualmente indicati sono quelli contenenti
    KBR/icaridina, ad alta concentrazione (Autan Protection Plus® 16% di KBR), anch’essi controindicati per i bambini piccoli.

  • Dormite sotto una zanzariera, meglio se impregnata di permetrina (Biokill®). 

  • Scegliete una camera dotata di zanzariere e, in mancanza di aria condizionata, ventilatori.

  • Spruzzate permetrina sugli abiti. 

  • Indossate abiti con maniche lunghe e pantaloni lunghi in colori chiari.

  • Usate serpentine antizanzare.

CHEMIOPROFILASSI ANTIMALARICA

La chemioprofilassi consiste nell’assumere farmaci antimalarici per tutto il periodo di esposizione al rischio di infezione, in modo tale da impedire il manifestarsi della malattia se si viene a contatto con il parassita. Questa profilassi ha quindi efficacia solo per il periodo di assunzione. 

L’opportunità di questa misura preventiva dovrà essere discussa con uno specialista di medicina dei viaggi: per valutare se è consigliabile, per la scelta del farmaco, i relativi dosaggi, i tempi, le modalità di assunzione e le controindicazioni, e per stabilire quale regime sia preferibile nel vostro caso, rivolgetevi almeno 15 giorni prima della partenza al servizio di medicina dei viaggi della vostra ASL.

Il mercato offre una buona scelta di farmaci antimalarici. Qui di seguito viene fornito l’elenco di quelli normalmente utilizzati in chemioprofilassi.

Associazione atovaquone/proguanil (Malarone®)
È l’antimalarico di più recente introduzione in profilassi. È il tipo di prevenzione più indicato per chi soggiorna per poco tempo in aree a elevato rischio malarico. Il farmaco deve essere assunto quotidianamente a partire dal giorno prima dell’ingresso nella zona a rischio, durante tutto il periodo di soggiorno e per una settimana dopo avere lasciato la zona. 

Dossiciclina (Bassado®) Da assumersi quotidianamente, è un antibiotico ad ampio spettro efficace anche sul parassita malarico. Dopo essere partiti dalla zona a rischio è necessario proseguire l’assunzione del farmaco per altre quattro settimane. Può causare una reazione allergica in caso di esposizione al sole ed è controindicato per i bambini e le donne in gravidanza. 

Meflochina (Lariam®)
È il farmaco che è stato maggiormente utilizzato; deve essere assunto in dosi di una compressa una volta alla settimana, iniziando il trattamento con almeno due dosi prima della partenza e continuandolo per tutta la durata del viaggio e per altre quattro settimane dopo il rientro. Gli effetti collaterali sono abbastanza rari e sono costituiti prevalentemente da sintomi neuropsichici, quali ansia, insonnia e vertigini. La meflochina è sconsigliata alle donne al primo trimestre di gravidanza, nei bambini al di sotto dei 5 kg di peso, in coloro che fanno immersioni subacquee e in coloro che fanno lavori di concentrazione, quali per esempio i piloti di aereo.

TRATTAMENTO PRESUNTIVO DI EMERGENZA

Nei casi in cui il medico del Centro di Medicina dei Viaggi valuti che il rischio di tossicità da farmaci è superiore al rischio di contrarre la malaria, si può decidere di non seguire alcuna misura di chemioprofilassi, limitandosi a portare una scorta di farmaci di emergenza, soprattutto se ci si reca in regioni remote. Questi farmaci sono da utilizzarsi nel caso in cui si manifestino i sintomi della malattia, cioè febbre superiore a 38°C senza altra causa nota e solo se siete opportunamente informati sulle caratteristiche della malaria e sul corretto utilizzo dei medicinali. I kit per l’autodiagnosi, che possono identificare la malaria con un semplice prelievo di sangue da un dito, sono disponibili ma richiedono un certo addestramento all’uso. Il trattamento dev’essere iniziato solo in caso non sia disponibile assistenza medica entro 24 ore e va considerato come misura di emergenza con il solo scopo di non rischiare la vita del paziente: non è un’automedicazione di routine I farmaci usati in questo caso sono l’associazione di atovaquone e proguanil (Malarone®), o di artemisinina e piperachina (Eurartesim®), o ancora di artemether e lumefantrina (Coartem® o Riamet®): la scelta e la posologia vanno affidate al medico specialista. Se avete fatto ricorso a un’automedicazione di emergenza, rivolgetevi quanto prima possibile a un medico per avere conferma che la terapia sia stata efficace e che non siano necessari altri interventi. 

Se dopo il rientro a casa e nei primi mesi successivi accusate un attacco febbrile, consultate immediatamente un medico, facendo menzione del viaggio fatto.

Malattie sessualmente trasmissibili

Le malattie di questo tipo più diffuse sono l’herpes, i condilomi, la sifilide, la gonorrea e la clamidia, oltre all’infezione da HIV e all’epatite virale B (unica malattia a trasmissione sessuale per la quale esiste un vaccino efficace). Se durante il viaggio avete avuto rapporti sessuali, specie se non protetti, al ritorno a casa sottoponetevi comunque a esami specifici per la ricerca di eventuali malattie a trasmissione sessuale.

Sintomi: spesso le persone affette da queste malattie non mostrano alcun segno dell’infezione. I sintomi, quando presenti, sono specifici per ciascuna di esse e comprendono: eruzioni cutanee, gonfiori, perdite o dolore nell’urinare. 

Diagnosi: normalmente la diagnosi viene fatta in base ai sintomi e ai segni obiettivi, ma talora sono necessari esami del sangue o delle secrezioni.

Terapia: ogni infezione ha la sua terapia. Per le forme virali (a eccezione dell’herpes) non sono disponibili farmaci specifici. I condilomi si curano con la chirurgia.

Prevenzione: comportamento sessuale responsabile: informazione, attenzione nelle pratiche sessuali con partner occasionali, uso di sistemi di barriera (profilattici).

Rabbia

La rabbia è un’infezione virale che colpisce il cervello e il midollo spinale ed è praticamente sempre fatale. Il virus della rabbia è trasmesso dalla saliva di animali infetti solitamente tramite il morso o più raramente attraverso abrasioni della pellee (la maggior parte dei casi è legata ai morsi di cani o scimmie). Qualsiasi morso o graffio da parte di un animale deve essere pulito immediatamente e a fondo con abbondante acqua e sapone. Se poi esiste anche la minima possibilità che l’animale sia infetto, è necessario contattare le autorità sanitarie per verificare se occorre un ulteriore trattamento. In Nepal la rabbia è altamente endemica, soprattutto fra i cani randagi.

Sintomi: i sintomi iniziali sono quelli di una malattia virale aspecifica; seguono alterazioni cognitive, alterazioni della sensibilità e dolore nella sede della morsicatura, e successivamente segni neurologici di encefalite.

Diagnosi: per la diagnosi bisogna ricorrere all’ospedale.

Terapia: immunoglobuline specifiche, trattamento in terapia intensiva.

Prevenzione: vaccinazione preventiva: 2 iniezioni, che vengono praticate nell’arco di una settimana (secondo l’OMS), o 3 in 21 giorni (secondo la scheda tecnica del produttore), più sicura del trattamento post-esposizione. Chi non si fosse sottoposto alla vaccinazione preventiva e sia stato morso da un animale sospetto necessita di 4 iniezioni, la prima delle quali da praticare entro 24 ore dal morso o quanto prima, oltre alla somministrazione delle immunoglobuline specifiche e alla detersione accurata della ferita. In caso di morso o graffio da parte di un animale sospetto, anche le persone vaccinate si devono sottoporre a due ulteriori richiami.

Scabbia

La scabbia è una malattia infettiva provocata da minuscoli acari che vivono nella pelle, in particolare fra le dita, e causa una eruzione cutanea molto pruriginosa. 

Sintomi: prurito intenso.

Diagnosi: è fatta mediante l’osservazione delle caratteristiche lesioni sulla pelle.

Terapia: consiste nell’applicazione di una lozione acaricida (Nix®, Mitigal®). Bisogna medicare tutto il corpo dopo aver fatto un bagno caldo (spesso sono necessari 2 trattamenti in 48 ore). L’igiene personale è fondamentale per sterminare gli acari. Durante la cura, dovete lavare tutti i vostri abiti e le lenzuola in acqua bollente (non dimenticate di disinfettare anche la valigia e qualsiasi altro oggetto dove potrebbero essersi annidati gli acari). 

Prevenzione: igiene della persona e dell’ambiente.

Rischi ambientali

Acqua

Tutta l’acqua del Nepal deve essere considerata come potenzialmente contaminata. Durante il trekking sterilizzate la vostra acqua anziché acquistare acqua sterilizzata in bottiglie di plastica inquinante. Seguite scrupolosamente le seguenti precauzioni.

  • Non bevete mai acqua del rubinetto.

  • L’acqua in bottiglia è comunque generalmente sicura – all’acquisto verificate che la confezione sia ben sigillata.

  • Evitate il ghiaccio eccetto quello servito nei ristoranti di lusso per turisti.

  • Evitate le spremute fresche – possono essere state diluite con acqua del rubinetto. 

  • Il modo migliore per sterilizzare l’acqua è farla bollire per almeno un minuto (3 min oltre i 2000 m).

  • Le soluzioni iodate sono la sostanza chimica migliore per la purificazione dell’acqua; ne è sconsigliato l’uso in gravidanza e alle persone con problemi alla tiroide; in alternativa si può utilizzare il cloro.

  • Anche i filtri per l’acqua risultano efficaci nel tenere lontani i microbi. Assicuratevi che il vostro filtro sia dotato di una barriera chimica come lo iodio e abbia pori di dimensioni inferiori a 4 micron. 

Calore

Cercate di non strafare appena arrivati. Piedi e caviglie gonfi sono disturbi frequenti, come i crampi muscolari provocati dalla sudorazione eccessiva. Potete prevenire questi disturbi evitando la disidratazione e un’eccessiva attività al caldo. Bevete soluzioni reidratanti e mangiate cibi salati.

Collasso da calore La disidratazione è la causa principale del collasso da calore, di cui i principali sintomi sono emicrania, capogiri e spossatezza. Nel momento in cui si avverte lo stimolo della sete, la disidratazione è già in atto: cercate di bere molta acqua in modo tale da produrre un’urina chiara e limpida. In caso di collasso da calore occorre reintegrare i liquidi persi con acqua e/o succhi di frutta. Le compresse di sali minerali reperibili in commercio possono essere di aiuto. È altrettanto importante riequilibrare la temperatura corporea con acqua fredda e ventilatori. La prevenzione consiste nell’evitare di compiere attività motoria nelle ore più calde in zone a elevata umidità ambientale.

Colpo di calore Il collasso da calore è il precursore del più serio colpo di calore: in questo caso viene colpito il meccanismo della sudorazione, con un eccessivo innalzamento della temperatura corporea, comportamento irrazionale e convulsioni, ed eventualmente anche perdita di conoscenza e morte, per cui è essenziale il ricovero in ospedale. L’intervento d’urgenza consiste nello spostare all’ombra la persona colpita, coprirla con un lenzuolo e un asciugamano umido e farle vento continuamente. Se possibile, è consigliabile ricorrere con urgenza a fleboclisi di soluzioni elettrolitiche per reintegrare i liquidi perduti.

Cibo

La contaminazione del cibo da parte di microbi è un fatto possibile, e può essere causata dall’uomo (personale di cucina), dagli insetti (mosche) o dall’ambiente (terra e acqua). Inoltre la crescita batterica, favorita dal clima caldo, è rapida nel cibo anche dopo la preparazione. Sono pertanto necessarie alcune precauzioni per evitare l’ingestione di microbi che potrebbero causare dei disturbi.

  • Mangiate solo carne e pesce ben cotti e cotti di recente, mai riscaldati.

  • Mangiate frutta e verdura cotte o sbucciate personalmente; comunque lavatene la superficie prima di sbucciarle.

  • Il cibo poco manipolato è più sicuro.

  • Le uova, ben cotte, devono essere servite nel guscio.

  • Scegliete latticini provenienti dalla grande distribuzione o latte bollito.

  • Ponete attenzione al cibo venduto dalle bancarelle, se non caldo e ben cotto.

  • Evitate cibo lasciato lungo tempo a temperatura ambiente (diffidare dei buffet).

  • Ponete attenzione all’igiene delle mani e delle stoviglie.

  • I pasti consumati al ristorante sono meno sicuri di quelli in case private.

Congelamento

Le parti del corpo a rischio di congelamento sono le estremità, ovvero le dita delle mani e dei piedi, il naso e le orecchie. 

  • Il congelamento si manifesta con colorito biancastro o cereo o persino con la formazione di cristalli di ghiaccio sulla pelle. 

  • I sintomi sono prurito, intorpidimento e dolore. 

  • Le parti colpite non vanno massaggiate, ma riscaldate immergendole in acqua moderatamente calda, oppure avvolgendole con coperte o indumenti fino a che la pelle non riprende calore. Il dolore e il gonfiore sono inevitabili. Le vesciche non devono essere rotte. 

  • Cercate immediatamente assistenza medica.

Ipotermia

In Nepal le condizioni atmosferiche non vanno sottovalutate. Anche nel pieno dell’estate la temperatura può essere bassa, e le zone ad alta quota e i passi montani possono essere colpiti da improvvise tempeste di neve senza alcun preavviso. Quindi un’adeguata preparazione può ridurre il rischio di essere colpiti da ipotermia. 

L’ipotermia è l’abbassamento della temperatura corporea legato alla permanenza al freddo. 

L’ipotermia acuta può manifestarsi in breve tempo dopo un improvviso calo della temperatura. L’ipotermia cronica è causata da un calo graduale della temperatura nel giro di alcune ore.

L’ipotermia è accompagnata dall’insorgere dei seguenti sintomi: spossatezza, insensibilità cutanea (particolarmente delle dita dei piedi e delle mani), brividi, difficoltà di parola, comportamento irrazionale e violento, letargia, tendenza a barcollare, vista annebbiata e crampi muscolari. Spesso l’irrazionalità si rivela allorché il malato afferma di avere caldo e di volersi svestire.

Per combattere l’ipotermia è innanzitutto necessario mettersi al riparo dal vento e/o dalla pioggia, togliersi gli abiti umidi e indossare vestiti asciutti e caldi. Si consiglia di bere liquidi caldi (niente alcol) e di mangiare cibo facilmente digeribile ad alto contenuto energetico. 

Tali accorgimenti potrebbero essere sufficienti nelle fasi precoci di ipotermia, ma se lo stadio è più avanzato è indispensabile distendersi accanto al soggetto colpito in un sacco a pelo caldo al fine di trasmettergli calore. Il paziente non dev’essere massaggiato né fatto sedere accanto al fuoco; se possibile, fategli fare un bagno tiepido. 

Una diagnosi e una cura precoce dell’ipotermia lieve è l’unico modo di prevenire lo stadio più grave di questa patologia, che è una condizione critica.

Mal di montagna

Tutti risentono più o meno pesantemente della mancanza di ossigeno alle altitudini superiori ai 2500 m. Gli effetti sull’organismo possono essere lievi o gravi e si instaurano a causa della minore quantità di ossigeno che raggiunge i muscoli e il cervello, obbligando il cuore e i polmoni a uno sforzo maggiore per compensare questa carenza. 

L’insorgenza del mal di montagna acuto (AMS, Acute Mountain Sickness) compare generalmente oltre i 3000 m di quota ed è influenzata dalla rapidità dell’ascesa, dal grado di allenamento, dal fatto che si dorma ad alta quota, e da eventuali malattie pre-esistenti; può colpire anche alpinisti ed escursionisti allenati, e talora può essere fatale. Si sono verificati casi fatali anche a 3000 m, sebbene la quota a rischio si collochi generalmente oltre i 3500 m.

Potrete informarvi prima della partenza leggendo le informazioni sul mal di montagna fornite dall’Himalayan Rescue Association (% 01-4440292; www.himalayanrescue.org; Dhobichaur, Lazimpat) di Kath­man­du.

Acclimatazione

Il mal di montagna acuto è legato alla rarefazione dell’ossigeno nell’aria alle altitudini elevate (al campo base dell’Everest, per esempio, il contenuto di ossigeno nell’aria è circa la metà di quello a livello del mare).

Con l’aumentare dell’altitudine, il corpo umano ha bisogno di tempo per sviluppare i meccanismi fisiologici necessari a far fronte alla carenza di ossigeno. Il processo di acclimatazione non è ancora stato chiarito del tutto, ma si sa che comporta cambiamenti dei modelli respiratori e del ritmo cardiaco indotti dal sistema nervoso autonomo, nonché un aumento della quantità di ossigeno trasportabile nel sangue. Se la salita è eccessiva o avviene troppo rapidamente, i meccanismi compensatori possono non innescarsi con sufficiente rapidità.

Generalmente ci vogliono da uno a tre giorni affinché si instaurino questi meccanismi di compensazione. Una volta che ci si è acclimatati a una certa quota, è improbabile che si possa essere colpiti da mal di montagna acuto a quell’altezza, ma ci si può comunque ammalare spostandosi ad altitudini superiori. 

Sintomi

Sugli itinerari di trekking che superano la quota di 4000 m, quasi chiunque può rilevare i sintomi di un lieve mal di montagna – fiato corto e affaticamento legati alla diminuzione di ossigeno nel sangue sono i più comuni.

I sintomi più leggeri passano se vi fermate e se permettete al vostro corpo di compensare l’aumento di altitudine. Una volta che vi siete acclimatati nel punto in cui si sono sviluppati i primi sintomi, dovreste essere in grado di proseguire lentamente l’ascesa. I sintomi gravi vanno invece considerati diversamente: se insorge uno dei disturbi elencati di seguito dovete scendere immediatamente.

L’AMS è un disturbo ‘mobile’ e può affliggere escursionisti abituati ad affrontare altitudini notevoli come pure persone che non sono mai state ad alta quota. 

Sintomi lievi

Molti viaggiatori rilevano sintomi lievi di AMS oltre i 2800 m: mal di testa, capogiri, letargia, perdita di appetito, nausea, fiato corto, irritabilità e difficoltà a dormire tendono a peggiorare nella notte. Non trascurate questi segnali: se sono lievi non significa che dovete rinunciare al vostro trekking, ma che non vi siete sufficientemente acclimatati.

Non ignorate mai i sintomi lievi di mal di montagna: è il vostro corpo che vi lancia un allarme. Potrebbero diventare più gravi se continuate a salire senza dare al vostro corpo modo e tempo di compensare.

Sintomi gravi

Il mal di montagna può aggravarsi senza segnali premonitori e può essere fatale. I sintomi sono causati dall’accumulo di liquido nei polmoni (edema polmonare da alta quota) e nel cervello (edema cerebrale da alta quota) e comprendono fiato corto anche a riposo, tosse secca e fastidiosa (che può evolversi fino all’espettorazione di escreto schiumoso di colore rosato), forte mal di testa, mancanza di coordinazione (che porta a una caratteristica deambulazione ‘da ubriaco’), confusione, comportamento irrazionale, vomito e perdita di coscienza, fino alla morte.

Prevenzione dell’ams

Il modo migliore per prevenire il mal di montagna è evitare le salite rapide ad alta quota. Se vi recate in una località situata ad altitudine elevata in aereo o in autobus, cercate di non strafare per almeno tre giorni dopo l’arrivo. Alcune precauzioni da adottare per prevenire il mal di montagna acuto sono le seguenti:

  • Salite lentamente. La regola generale suggerisce di non salire per più di 500 m al giorno se siete oltre i 3000 m di quota. Se questo non è possibile, concedetevi un giorno di acclimatazione preventiva.

  • Se raggiungete un’altitudine elevata a piedi, l’acclimatazione si verifica gradualmente e la probabilità di essere colpiti dal mal di montagna è minore che raggiungendo direttamente quell’altitudine in aereo.

  • Gli escursionisti tengano presente il vecchio adagio degli scalatori: ‘cammina in alto, ma dormi in basso’. È sempre consigliabile dormire a una quota inferiore rispetto all’altitudine massima raggiunta durante il giorno.

  • Bevete molto. L’aria di montagna è secca e fredda e il corpo disperde umidità con la respirazione. Il sudore può evaporare senza essere notato, portando così alla disidratazione.

  • Seguite una dieta leggera e consumate pasti ad alto contenuto di carboidrati per fare scorta di energia.

  • Evitate di bere alcolici, che possono aumentare il rischio di disidratazione per vasodilatazione, e non fumate.

  • Evitate i sedativi.

  • Se durante il trekking vi sentite molto stanchi, prendetevi un giorno di riposo per acclimatarvi. Se qualcuno del vostro gruppo sembra in difficoltà, concedetevi qualche sosta fuori programma.

Gli individui soggetti al mal di montagna e chi deve per necessità effettuare rapide salite di quota (per esempio gli addetti al salvataggio) possono prendere in considerazione l’opportunità di assumere, preferibilmente sotto controllo medico, acetazolamide (Diamox®). Il farmaco non sostituisce una salita graduale, e non è, nel caso si presentino i sintomi, una soluzione per evitare di dover scendere di quota e sottoporsi a cure adeguate. Trattandosi di un diuretico, può favorire la disidratazione (è quindi necessario assumere più liquidi per compensare quelli perduti). Può causare allucinazioni, alterazioni del gusto e una sensazione di formicolio alle dita. 

Come curare l’ams

I sintomi lievi si curano riposando alla stessa quota fino a completa guarigione, che avviene solitamente in uno o due giorni. Per il mal di testa si può assumere paracetamolo o acido acetilsalicilico. Se i sintomi persistono o peggiorano, però, è necessario scendere immediatamente – anche solo 500 m possono essere d’aiuto.

La cura più efficace per i casi gravi di mal di montagna acuto è scendere a quote inferiori il più velocemente possibile. Sia che la vittima possa scendere da sola sia che debba essere trasportata, non bisogna perdere tempo, perché qualsiasi ritardo può essere fatale.

Per le vittime del mal di montagna può essere necessario il trasporto in aereo – accertatevi quindi di avere un’adeguata copertura assicurativa.

Tra le altre cure per il mal di montagna ci sono la somministrazione di ossigeno, acetazolamide (Diamox®), nifedipina, desametasone e l’uso di una camera iperbarica portatile. I farmaci non devono mai essere impiegati per sostituire la discesa di quota o per essere in grado di continuare a salire.

Morsi e punture

Api e vespe Le punture di questi insetti di solito sono più dolorose che pericolose, anche se in soggetti allergici possono fare insorgere gravi difficoltà respiratorie oppure stato di shock (shock anafilattico) che rendono necessario l’intervento urgente di un medico. In questa rara ma grave evenienza è utile avere sempre con sé una fiala di adrenalina. Una pomata antistaminica (Fargan®, Polaramin®) darà invece sollievo e gli impacchi di ghiaccio ridurranno il dolore e il gonfiore.

Cimici Le cimici vivono nelle crepe dei muri, nei materassi e nella biancheria sporca. Controllate se ci sono macchie di sangue sulle lenzuola o sui muri vicino al letto negli alberghi economici: se ne vedete, cercate un altro albergo. I segni dei morsi delle cimici sono disposti in file ben visibili e danno prurito. Anche in questo caso il disturbo prodotto può essere alleviato da una pomata antistaminica. 

Pidocchi Il loro habitat ideale è rappresentato dai capelli (pidocchi dei capelli), dai vestiti (pidocchi del corpo) e dai peli del pube (piattole). Si trasmettono con il contatto diretto con persone infestate o attraverso l’uso dei loro pettini o abiti. Vi sono polveri e shampoo per uccidere i pidocchi, mentre i vestiti devono essere lavati in acqua molto calda e sapone e stesi ad asciugare al sole.

Zecche Rappresentano sempre un rischio lontano dalle aree urbane. Vanno rimosse con le pinzette, afferrandole per la testa e tirando delicatamente verso l’alto; evitate di afferrarle per la parte posteriore del corpo, altrimenti il contenuto dell’intestino potrebbe riversarsi nella vostra pelle, aumentando il rischio di infezione. Cospargere la zona colpita con sostanze chimiche è sconsigliato e non serve ad allontanare le zecche. 

Scottature 

Alle altitudini elevate tipiche del Nepal è molto facile scottarsi; l’esposizione al sole può far consumare i fluidi corporei molto più rapidamente di quanto si possa immaginare e causare dolorose scottature, due prospettive tutt’altro che piacevoli. Tra gli effetti indesiderati a lungo termine vi sono il prematuro invecchiamento cutaneo e la possibilità di tumori alla pelle. Ecco qualche consiglio per prevenire una eccessiva esposizione al sole:

  • Usate una crema solare ad alto fattore di protezione (SPF 30) e applicatela nuovamente dopo aver fatto il bagno. Fate molta attenzione a coprire le zone che normalmente non sono esposte al sole, per esempio i piedi.

  • Indossate sempre un abbigliamento adeguato, un cappello a tesa larga e occhiali da sole di buona qualità.

  • Evitate di prendere il sole durante le ore più calde (dalle 10 alle 16).

  • Nei momenti di pausa di un’escursione sedetevi all’ombra.

  • In caso di scottature, state all’ombra fino a quando il disturbo non è passato, applicate compresse fresche sulla parte dolorante e, se necessario, prendete un antidolorifico. 

  • Può essere efficace anche applicare due volte al giorno una crema di idrocortisone all’1%.

Salute femminile

Articoli sanitari Nelle zone urbane del Nepal si trovano tutti gli articoli sanitari.

Candidosi vaginale Caldo, umidità e antibiotici possono contribuire all’insorgenza di questo disturbo, che si cura con creme oppure ovuli antimicotici, sul genere del clotrimazolo (Gyno-Canesten®). In alternativa si può assumere un’unica compressa di fluconazolo (Diflucan®).

Controllo delle nascite La disponibilità di anticoncezionali può essere limitata, pertanto è preferibile portare con sé una scorta del proprio metodo contraccettivo.

Gravidanza Normalmente è possibile viaggiare durante la gravidanza, tenendo presenti alcune precauzioni importanti. 

  • Prima di partire sarebbe meglio farsi visitare accuratamente. Il periodo migliore per mettersi in viaggio è quello tra la 16ª e la 28ª settimana, quando il rischio di problemi collegati alla gravidanza è minimo e le donne si sentono generalmente bene. I periodi più rischiosi per viaggiare sono le prime 12 settimane della gravidanza, quando maggiore è il pericolo di aborto, e le settimane successive alla 30ª, quando potrebbe verificarsi un innalzamento della pressione arteriosa con il conseguente rischio di parto prematuro. La maggior parte delle compagnie aeree non accetta a bordo le passeggere oltre la 38ª settimana ed effettivamente nelle ultime settimane di gravidanza i voli a lungo raggio possono essere molto faticosi. Prendete nota di alcune informazioni importanti, come il gruppo sanguigno, che potranno esservi utili qualora doveste essere sottoposte a trattamento sanitario mentre vi trovate all’estero. 

  • Controllate che la polizza di viaggio copra anche le spese per un eventuale parto e l’assistenza postnatale, ma ricordate sempre che un’assicurazione non può fare molto nei paesi dove le strutture sanitarie sono carenti. 

  • Evitate di viaggiare in zone rurali in cui trasporti e assistenza sanitaria siano carenti. 

  • La malaria è una malattia ad alto rischio di gravità in caso di gravidanza e nessun farmaco antimalarico assicura una protezione totale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda alle donne in stato di gravidanza di non mettersi in viaggio verso zone in cui la malaria sia resistente alla clorochina.

  • La diarrea del viaggiatore può portare velocemente alla disidratazione e causare un inadeguato flusso di sangue alla placenta. Gran parte dei farmaci utilizzati per curare i diversi tipi di diarrea sono sconsigliati in gravidanza; l’unico considerato sicuro è l’azitromicina.

  • Per quanto non si abbiano informazioni certe sugli eventuali effetti nocivi dell’altitudine sul feto, molti medici raccomandano di non viaggiare al di sopra dei 4000 m durante la gravidanza.

Infezioni delle vie urinarie Possono essere aggravate dalla disidratazione o da lunghi viaggi in autobus senza soste; bevete molto e portatevi un antibiotico per curarle (ciprofloxacina-Ciproxin®).

Viaggiare con i bambini

Tutti coloro che viaggiano con bambini dovrebbero avere qualche nozione su come curare i disturbi di minore entità, e anche sapere a chi rivolgersi per i trattamenti sanitari. 

Animali Spiegate ai bambini che non devono avvicinarsi a cani o altri mammiferi, i cui morsi possono provocare la rabbia o altre malattie. Qualunque morso, graffio o leccatura di un animale dovrebbe essere immediatamente pulito a fondo; se c’è la possibilità che l’animale sia infetto dalla rabbia, rivolgetevi immediatamente a un medico. 

Cibo e acqua Ricordate di evitare cibo e acqua a rischio di contaminazione. In caso di attacchi di vomito o diarrea, è particolarmente importante provvedere a reintegrare accuratamente i liquidi e i sali perduti. Potrebbe essere utile portare con sé delle sostanze per preparare soluzioni reidratanti da sciogliere nell’acqua dopo averla fatta bollire.

Farmaci I repellenti per insetti devono essere applicati in concentrazioni e quantità ridotte. Per qualunque farmaco assicuratevi che non sia controindicato per i bambini.

Problemi cutanei Nei climi caldi e umidi, qualunque ferita o irritazione della pelle può provocare un’infezione, perciò la parte colpita dovrebbe essere tenuta asciutta e pulita. 

Vaccinazioni Controllate le vaccinazioni di routine e valutate la possibilità di effettuarne altre, considerato il fatto che alcuni vaccini non si possono somministrare ai bambini sotto l’anno di età.


Utile da sapere

SCOTTATURE, LABBRA SCREPOLATE
E lesioni da FREDDo

Facendo trekking in alta quota si è maggiormente esposti al sole. Un buon paio di occhiali da sole e l’uso diligente della crema solare con alto fattore di protezione faranno la differenza. Tuttavia molte persone si scottano durante il trekking. Un altro problema sono le labbra screpolate e le ferite fredde. Le screpolature dolorose sono comuni quando si è esposti all’aria fredda e secca della montagna, e questo spesso causa l’herpes labiale se si è portatori del virus. Usate un buon balsamo per le labbra e se soffrite di herpes labiale portate con voi lo Zovirax ® o una pomata a base di di aciclovir.