Prima di partire
È possibile stipulare assicurazioni sanitarie in loco, ma a prezzi piuttosto sostenuti. In assenza di un’assicurazione privata, tutti i servizi sanitari, inclusi negli ospedali pubblici, sono a pagamento, con tariffe notevolmente superiori a quelle italiane.
Vaccinazioni consigliate
Pianificate le vaccinazioni e le profilassi e consultate un centro di medicina dei viaggi. Questi sono normalmente dislocati presso i Servizi di Igiene e Sanità Pubblica delle ASL o i reparti di Malattie Infettive degli ospedali e sono in grado di fornire tutti i consigli di comportamento utili, praticare le vaccinazioni indicate e prescrivere i farmaci opportuni per la profilassi e/o la terapia delle possibili infezioni. La consulenza sarà fornita in modo personalizzato secondo la destinazione, il tipo di viaggio, l’itinerario, la durata, la stagione, l’età, le esigenze, le condizioni di salute del viaggiatore. Tutte le decisioni saranno prese dal medico sulla base di un accurato bilancio tra il rischio di contrarre una eventuale infezione, e i possibili effetti indesiderati da farmaco o vaccino.
La consulenza dovrà essere richiesta almeno un mese prima della partenza, per permettere la programmazione, la somministrazione e l’inizio dell’efficacia delle eventuali misure prese: molti vaccini infatti non garantiscono l’immunità fino ad almeno due settimane dopo che sono stati praticati. Per le vaccinazioni obbligatorie, previste dai regolamenti internazionali, chiedete un certificato di vaccinazione internazionale (altrimenti noto come libretto giallo), sul quale verranno elencate tutte le vaccinazioni cui vi siete sottoposti.
In primo luogo è opportuno verificare l’aggiornamento delle vaccinazioni di routine, così come previste dal vigente Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (www.epicentro.iss.it/vaccini/piano-nazionale-vaccini-2023-2025) e in particolare le vaccinazioni contro:
Difterite/tetano/pertosse in tutti i viaggiatori. Dopo il ciclo primario in età infantile si consiglia un richiamo ogni 10 anni. Prima della partenza è consigliato un richiamo nel caso in cui queste vaccinazioni siano scadute o prossime alla scadenza.
Epatite A e B, pneumococco, meningococco, morbillo/parotite/rosolia, varicella, herpes zoster, influenza, Haemophilus influenzae tipo B nei gruppi a rischio.
Influenza, pneumococco, herpes zoster nei viaggiatori di età superiore ai 65 anni.
Morbillo/parotite/rosolia e varicella nelle donne in età fertile.
Vaccinazioni dell’infanzia e dell’adolescenza.
L’unico vaccino richiesto dalle autorità di frontiera per poter entrare in Bolivia è quello contro la febbre gialla.
Febbre gialla È raccomandata, e talora è anche obbligatoria, per chi si reca nei paesi dell’Africa tropicale e del Sud America (bacino amazzonico, v. l’elenco in appendice all’opuscolo International Travel and Health, scaricabile da www.who.int/publications/m/item/countries-with-risk-of-yellow-fever-transmission-and-countries-requiring-yellow-fever-vaccination-(november-2022). La protezione dura a vita, ma alcuni paesi la riconoscono solo per 10 anni (anche questo dato può essere verificato su International Travel and Health). In Italia, la vaccinazione viene fatta solo in alcuni centri abilitati: informatevi presso l’ASL per sapere qual è il più vicino. È sconsigliata durante la gravidanza, ma qualora ci si debba recare in una zona ad alto rischio è comunque opportuno consultare un medico su questo argomento. È controindicata al di sotto dei nove mesi di età, in caso di immunodepressione o allergia alle proteine dell’uovo.
Non sono obbligatorie altre vaccinazioni, ma ve ne sono alcune consigliate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a tutti coloro che visitano la Bolivia:
Epatite virale A Il vaccino (2 dosi iniettate a distanza di 6-12 mesi) conferisce protezione contro il rischio di contrarre l’epatite A da alimenti e bevande contaminate. Dopo la prima dose vi è già una buona protezione e il richiamo conferisce protezione per almeno 30 anni.
Epatite virale B Questo vaccino (2 dosi iniettate a distanza di 1 mese, più un richiamo dopo 6 mesi) è stato somministrato di routine in Italia ai nati dal 1980 in poi. È consigliato soprattutto a chi prevede di avere rapporti sessuali occasionali o di lavorare in ambito sanitario. Per avere un minimo di protezione occorrono almeno due dosi. È anche disponibile un vaccino bivalente, valido sia per l’epatite A sia per l’epatite B, da somministrare con lo stesso calendario.
Febbre tifoide La vaccinazione antitifica è consigliata a tutti i viaggiatori che si recano in aree dove l’igiene è scarsa. Esiste una forma per somministrazione orale (3 capsule, da assumere a giorni alterni) e una per iniezione intramuscolare (1 sola dose); entrambe proteggono per tre anni.
Rabbia Il vaccino contro la rabbia è consigliabile a coloro che prevedono di entrare in contatto con animali a rischio o in zone a rischio particolarmente elevato. Viene raccomandato anche se si praticano attività quali trekking, corsa, ciclismo o speleologia in aree remote. La vaccinazione consiste in 2 iniezioni, che vengono praticate nell’arco di una settimana (secondo l’OMS), o 3 in 21 giorni (secondo la scheda tecnica del produttore). Anche se si è stati vaccinati, in caso di morso o di graffio da parte di un animale si dovranno fare 2 ulteriori dosi di richiamo. Se non si è stati vaccinati e si è morsicati da un animale a rischio, si dovrà fare il ciclo di profilassi post-esposizione con immunoglobuline e 4 dosi del vaccino.
Durante il viaggio
Disponibilità dell’assistenza sanitaria
Le strutture ospedaliere pubbliche sono, salvo rare eccezioni, molto carenti; le strutture ospedaliere private, invece, sono migliori almeno nelle principali città quali La Paz, Santa Cruz de la Sierra, Cochabamba e Sucre, dove i medicinali di più largo consumo sono reperibili senza grande difficoltà. Le trasfusioni di sangue mancano di controlli accurati, il che espone al rischio di contrarre malattie.
Per interventi chirurgici è raccomandabile recarsi in Europa o negli Stati Uniti. È possibile stipulare assicurazioni sanitarie in loco, ma a prezzi piuttosto sostenuti. In assenza di un’assicurazione privata, tutti i servizi sanitari, inclusi negli ospedali pubblici, sono a pagamento, con tariffe notevolmente superiori a quelle italiane.
Le farmacie boliviane dispongono di quasi tutti i medicinali reperibili negli altri paesi. Come norma generale, è preferibile acquistare medicinali prodotti dalle grandi case internazionali anziché dalle aziende locali, e optare per la specialità farmaceutica prescritta dal vostro medico anziché per il farmaco generico che potrebbero offrirvi in alternativa, anche se quest’ultimo ha un prezzo inferiore. Questi farmaci, infatti, potrebbero essere scaduti o non essere stati sottoposti ai necessari controlli di qualità da parte del produttore.
Cinetosi o mal di movimento
Il mal di movimento è dovuto alle stimolazioni del labirinto (sistema di regolazione dell’equilibrio) che si verificano durante i viaggi in automobile, in aereo o per mare. Se siete soggetti a cinetosi, cercate di trovare un posto che renda minimo il disturbo: vicino alle ali sugli aeroplani, a metà nave sulle imbarcazioni e nei sedili centrali sugli autobus. Mangiare poco prima e durante il viaggio ridurrà il rischio di patire di mal di movimento.
L’aria fresca e il guardare avanti e verso l’orizzonte possono essere di aiuto; al contrario, leggere o fumare (o sedere accanto a qualcuno che fuma) potrebbe rivelarsi controproducente.
Prima di iniziare il viaggio si può assumere un prodotto contro il mal di movimento (dimenidrinato-Xamamina®), che però può provocare sonnolenza; se lo assumerete mentre vi sentite già male, sarà troppo tardi. I cerotti di scopolamina (Transcop®) devono essere applicati quattro ore prima della partenza; tra gli effetti collaterali si segnalano sonnolenza e dilatazione della pupilla.
Utili anche i rimedi della medicina naturale: zenzero e menta piperita.
Jet lag
La sindrome del jet lag (o sindrome da fusi orari) colpisce di norma chi si sposta in aereo attraverso più di cinque fusi orari. Ne risulta insonnia, spossatezza, malessere e nausea. Per evitare il jet lag bevete molti liquidi (non alcolici) e mangiate cibi leggeri.
Una volta arrivati cercate di esporvi alla luce naturale e di riadattare il prima possibile il vostro ritmo biologico (per i pasti, il sonno e così via).
Trombosi venosa profonda (TVP)
Stare seduti a lungo su qualunque mezzo di trasporto (autobus, treno o aereo), soprattutto in una posizione scomoda, aumenta la possibilità di fenomeni trombotici quali la trombosi venosa profonda (TVP).
Si tratta della formazione di un coagulo ‘improprio’ (trombo) all’interno di un vaso sanguigno (di solito nelle vene degli arti inferiori) con occlusione del vaso stesso. È facilitata dal rallentato flusso di sangue dovuto alla prolungata posizione statica. Il trombo si può sciogliere da solo senza lasciare segni oppure provocare complicazioni varie, locali o a distanza.
Per evitare di incorrere in questo problema, durante i viaggi lunghi dovrete muovervi il più possibile e, mentre siete seduti, fare periodicamente alcuni esercizi, come flettere i muscoli del polpaccio ruotando le caviglie.
È consigliabile bere acqua o succhi di frutta durante il viaggio per prevenire la disidratazione e, per la stessa ragione, evitare di bere molti alcolici o bibite che contengano caffeina.
Le persone anziane e chi soffre di vene varicose dovrebbero indossare le calze elastiche. Se siete in gravidanza dovreste prendere in esame con il vostro medico altre misure preventive prima della partenza.
Malattie infettive
Bartonellosi
Malattia infettiva causata da un batterio (Bartonella bacilliformis), limitata ad alcune zone dell’America Latina, dove è presente l’insetto vettore di questa patologia (pappatacio del genere Lutzomyvia) che la trasmette mediante la puntura. Questo insetto infesta le aride valli fluviali del versante occidentale delle Ande, in una zona che comprende Perú, Bolivia, Colombia ed Ecuador, nella fascia fra gli 800 e i 3000 m di quota (stranamente, non esiste in altre parti del mondo).
Sintomi: il batterio si riproduce nei globuli rossi e danneggiandoli determina una grave anemia, con febbre elevata e dolori, che può anche portare a morte (febbre di Oroya o malattia di Carrion). Talora genera una forma cutanea a decorso lungo ma benigno (verruca peruviana).
Diagnosi: esame dello striscio di sangue ed emocoltura.
Terapia: antibiotici (streptomicina o cloramfenicolo o penicillina).
Prevenzione: evitare le punture degli insetti vettori della malattia.
Colera
Infezione intestinale di origine batterica, che normalmente ha un andamento epidemico e si contrae attraverso l’ingestione di cibi o acqua contaminati. Epidemie di colera si sono verificate in Bolivia in passato, ma è raro che la malattia colpisca i viaggiatori.
Sintomi: il sintomo principale è una diarrea acquosa, con severità molto variabile, da poche scariche fino a forme tanto gravi da comportare disidratazione (si rischia di perdere anche 20 l di liquidi al giorno) in grado di portare alla morte. In caso di sospetto di colera è necessaria assistenza medica, ma già prima di questo è consigliabile cominciare a bere molto per combattere la disidratazione.
Diagnosi: la diagnosi è fatta in base ai sintomi (se è in corso un episodio epidemico), ma può essere confermata dall’esame delle feci.
Terapia: la reintegrazione dei liquidi è la principale misura da prendere per risolvere la malattia. Si segue anche una terapia antibiotica a base di doxiciclina (Bassado®), controindicata al di sotto dei nove anni di età e nelle donne in gravidanza.
Prevenzione: evitare cibo e acqua potenzialmente contaminati (frutti di mare, compresi crostacei e molluschi). Il vaccino anticolerico orale (Dukoral®) ha elevata efficacia e protegge per due anni. È indicato in caso di epidemia in corso.
Dengue
Questa malattia trasmessa dalle zanzare del genere Aedes sta diventando sempre più problematica nei paesi tropicali, specialmente nelle città. L’insetto vettore si riproduce soprattutto all’interno di cisterne d’acqua, per esempio vasche, barili, latte, contenitori di metallo e di plastica e pneumatici abbandonati. La malattia è in aumento in tutto il mondo e ha normalmente un andamento epidemico, che può provocare una vera emergenza sanitaria nel paese. Solitamente questo accade durante la stagione delle piogge nelle aree al di sotto dei 2800 m.
Sintomi: ricordano quelli dell’influenza: febbre elevata, intensi dolori muscolari e alle articolazioni (da cui il nome di ‘febbre rompiossa’), cefalea, nausea e vomito, spesso seguiti dalla comparsa di eruzioni cutanee. Nella maggior parte dei casi i sintomi si risolvono da soli nel giro di qualche giorno. La forma più grave, la dengue emorragica o con shock, è molto rara, e colpisce più facilmente alla seconda infezione (con un sierotipo virale diverso).
Diagnosi: può essere fatta tramite un esame del sangue.
Terapia: non esistono cure specifiche, ma è utile il trattamento sintomatico con antinfiammatori. Usate il paracetamolo (Tachipirina®) e non l’acido acetilsalicilico (Aspirina®) perché quest’ultimo può favorire le emorragie.
Prevenzione: evitare di farsi pungere dalle zanzare, ricordandosi che la Aedes punge soprattutto di giorno. Un vaccino di recente introduzione fornisce una buona protezione contro i sierotipi 1 e 2, ed è somministrato in 2 dosi distanziate di 3 mesi.
Diarrea del viaggiatore
Durante una vacanza in Bolivia è molto probabile che dobbiate fare i conti con la diarrea del viaggiatore, la più comune tra le malattie da viaggio, dal momento che colpisce oltre il 20% dei turisti. Può essere causata da diversi tipi di virus, batteri, protozoi o parassiti.
Sintomi: crampi, dolore addominale, gonfiore, nausea, vomito, a volte febbre.
Terapia: se venite colpiti da diarrea dovete bere molti liquidi, preferibilmente soluzioni reidratanti contenenti sali minerali, e bevande zuccherate per riattivare le funzioni di assorbimento dell’intestino. Qualche scarica diarroica al giorno non richiede alcuna cura particolare, ma se cominciate ad avere più di quattro o cinque scariche al giorno dovreste prendere un antidiarroico a base di loperamide (Imodium® e Dissenten®). Se la diarrea dura più di tre giorni o si accompagna a febbre, sangue o muco nelle feci, è bene assumere un antibiotico intestinale (rifaximina-Normix®, azitromicina-Zitromax®). Se i sintomi non migliorano rapidamente, è opportuno rivolgersi a un medico.
Prevenzione: alcune misure di igiene alimentare sono utili per prevenire la diarrea. Evitate di bere l’acqua corrente a meno che non sia stata bollita, filtrata o disinfettata con soluzioni chimiche (compresse di cloro o soluzioni a base di iodio); mangiate solo frutta e verdura cotte o sbucciate; state attenti ai prodotti caseari che possono contenere latte non pastorizzato; siate molto selettivi nell’acquisto di cibo dai venditori ambulanti. I cibi devono essere ben cotti, e cotti di recente; la frutta e la verdura devono essere sbucciate personalmente. Il vaccino anticolerico attualmente disponibile ha anche una limitata attività nel prevenire la diarrea del viaggiatore. Anche l’uso preventivo dei fermenti lattici fornisce una modesta protezione.
Epatite virale A
Questa malattia, dopo la diarrea del viaggiatore, è l’affezione che si contrae più facilmente viaggiando.
Sintomi: ittero (colorazione gialla della cute e degli occhi), nausea, a volte febbre; può provocare un lungo periodo di astenia con tempi di recupero molto lenti.
Diagnosi: esami di laboratorio.
Terapia: non esiste una terapia specifica.
Prevenzione: vaccinazione e profilassi comportamentale (evitare cibi e acqua potenzialmente contaminati, in particolare i molluschi). La vaccinazione consiste in due dosi iniettate a distanza di 6-12 mesi una dall’altra ed è consigliata ai viaggiatori in area tropicale; la prima dose fornisce già una buona protezione, ma il richiamo conferisce una immunità duratura (30 anni almeno).
Epatite virale B
Come l’epatite virale A, anche l’epatite virale B è un’infezione a carico del fegato diffusa in tutto il mondo. A differenza dell’epatite virale A, però, questa malattia si contrae con i rapporti sessuali o attraverso il contatto con sangue infetto, generalmente a causa di trasfusioni di sangue o con l’uso di aghi infetti (tatuaggi, piercing, iniezioni, interventi chirurgici, uso di droghe iniettabili). Fra le conseguenze a lungo termine si segnalano epatite cronica, cancro al fegato e cirrosi.
Sintomi: ittero (colorazione gialla della cute e degli occhi), nausea, a volte febbre; può provocare un lungo periodo di astenia con tempi di recupero molto lenti.
Diagnosi: esami di laboratorio.
Terapia: non esiste una terapia specifica: indicati dieta e riposo.
Prevenzione: vaccinazione e profilassi comportamentale (utilizzare protezione durante i rapporti sessuali ed evitare ogni strumento potenzialmente contaminato). Il vaccino contro l’epatite virale B è sicuro e molto efficace. Richiede due iniezioni nell’arco di un mese, più una dose di richiamo dopo sei mesi. In Italia la vaccinazione è praticata di routine a tutti i nuovi nati.
Febbre emorragica della Bolivia
Alcuni casi di febbre emorragica della Bolivia sono stati registrati nel dipartimento del Beni, nel nord-est del paese. Si pensa che il microrganismo responsabile di questa malattia, conosciuto come virus di Machupo, si contragga tramite l’esposizione al contatto con i roditori.
Sintomi: febbre, dolori muscolari, prostrazione, segni emorragici.
Diagnosi: mediante esame del sangue.
Terapia: antivirali specifici e trattamento di supporto, in ospedale.
Prevenzione: evitare il contatto con i roditori che trasmettono la malattia.
Febbre gialla
La malattia è trasmessa dal soggetto malato alla persona sana tramite la puntura di una zanzara (la Aedes in Africa e la Haemagogus in Sud America). Ha un periodo di incubazione di tre-sei giorni. È una malattia rara ma spesso grave, con alta mortalità. La vaccinazione contro la febbre gialla è fortemente raccomandata a quanti viaggiano nelle zone endemiche, che al momento della pubblicazione di questa guida comprendono i dipartimenti di Beni, Cochabamba, Santa Cruz e La Paz.
Sintomi: febbre alta, nausea, vomito, colorazione gialla della cute ed emorragie.
Diagnosi: la diagnosi viene fatta in ospedale in base ai sintomi e alle ricerche del virus.
Terapia: non vi è una terapia specifica, ma solo misure di supporto.
Prevenzione: la vaccinazione è efficace e assicura protezione per tutta la vita; all’ingresso in alcuni dei paesi in cui la malattia è diffusa, tra cui la Bolivia, può venirne richiesta documentazione (certificato di vaccinazione internazionale) o bisogna mostrare un certificato di esenzione. Per l’elenco completo dei paesi in cui è presente la febbre gialla, visitate il sito web della World Health Organization (Organizzazione Mondiale della Sanità, www.who.int/ith/en/) o quello dei Centers for Disease Control & Prevention (www.cdc.gov/travel/blusheet.htm). Inoltre, evitare le punture di zanzare.
Febbre tifoide
La febbre tifoide è una malattia infettiva generalizzata di origine batterica trasmessa da cibo o acqua contaminati da feci umane. Se non curata può causare complicazioni a livello intestinale.
Sintomi: di solito il primo sintomo è la febbre oppure un’eruzione cutanea di colore rosa sull’addome.
Diagnosi: esame del sangue o delle feci.
Terapia: uso di antibiotici e ricovero ospedaliero.
Prevenzione: vaccinazione, raccomandata a tutti i viaggiatori che hanno in programma un soggiorno in Bolivia. Esistono due vaccini di efficacia paragonabile: uno per via orale, composto da tre capsule da assumere a giorni alterni, e uno per via intramuscolare, iniettabile in una sola dose. Entrambi hanno validità triennale. Utile osservare anche tutte le regole di igiene alimentare.
HIV/AIDS
Il virus dell’HIV, causa dell’AIDS, è presente in tutti i paesi del Sud America. In Bolivia colpisce circa lo 0,2% della popolazione adulta.
Come si trasmette: il virus HIV si trasmette attraverso il sangue e gli emoderivati infetti, e da una madre infetta ai propri figli durante la gravidanza e il parto, ma anche mediante scambi di sangue attraverso aghi o strumenti infetti durante cure mediche o dentistiche, l’agopuntura, le iniezioni endovena, i tatuaggi e il piercing. La via di trasmissione più frequente è costituita tuttavia dai rapporti sessuali; il rischio di infezione è proporzionale, oltre che alla diffusione dell’infezione nel paese visitato (massima in Africa e Caraibi), al numero di rapporti, di partner diversi, di partner sconosciuti, al contatto con partner promiscui (in particolare le prostitute) e alla presenza nel partner di altre malattie a trasmissione sessuale.
Diagnosi: un esame del sangue permette di fare la diagnosi. È consigliato, anche in assenza di sintomi, se si sono avuti comportamenti a rischio.
Terapia: se il test risulta positivo è necessario rivolgersi a un centro specializzato, per valutare l’opportunità di un trattamento.
Prevenzione: la prevenzione del contagio per via sessuale è basata sull’uso di sistemi di barriera (profilattici) durante tutti i rapporti sessuali a rischio, completi e incompleti. Ci si protegge inoltre evitando tutti gli altri comportamenti a rischio sopra elencati.
Leishmaniosi
Malattia infettiva trasmessa dai pappataci, minuscoli moscerini molto più piccoli delle zanzare. La leishmaniosi è presente nelle zone montane e nelle giungle di tutti i paesi sudamericani, tranne Cile e Uruguay. Esistono due forme della malattia, dovute a specie parassitarie diverse: la leishmaniosi cutanea o mucocutanea, che colpisce la pelle e le mucose causando ulcerazioni e deturpazioni, e la leishmaniosi viscerale, che interessa gli organi interni, dando luogo a un innalzamento della temperatura corporea solitamente accompagnato da anemia e perdita di peso. Quest’ultima forma della malattia è presente solo negli Yungas.
Sintomi: ulcerazioni e gonfiori cutanei, che lentamente aumentano di dimensioni. Nella forma viscerale può insorgere un pericoloso innalzamento della temperatura corporea con anemia e perdita di peso.
Diagnosi: la diagnosi viene fatta osservando il parassita nella biopsia della lesione cutanea (o di organi interni nella forma viscerale).
Terapia: farmaci specifici, solo dopo una diagnosi certa.
Prevenzione: la miglior precauzione è quella di evitare le punture dei pappataci, in genere indolori, ma pruriginose, ricordando di coprirsi bene e di usare repellenti per insetti e zanzariere per la notte.
Malaria
La malaria è causata da un parassita del sangue chiamato plasmodio. È l’infezione tropicale più diffusa nel mondo e può essere una malattia grave, in particolare quando assume la forma di malaria cerebrale, gravata anche da una certa mortalità. La malaria viene trasmessa da certe specie di zanzare (anofeline): soltanto gli insetti di sesso femminile possono trasmetterla, ma basta la puntura di un solo insetto portatore del parassita per contrarla. Le punture si verificano in prevalenza fra il tramonto e l’alba.
La profilassi antimalarica è particolarmente raccomandata a chi viaggia nei territori al di sotto dei 2000 m dei dipartimenti di Beni, Santa Cruz e Pando, dove il rischio di contrarre la malattia è più elevato. La malaria da Plasmodium falciparum, che è la forma più pericolosa, è presente nei dipartimenti di Beni e Pando. Nelle grandi città di queste regioni, tuttavia, la malaria è attualmente assente. Prima di partire rivolgetevi a un medico esperto di medicina dei viaggi per discutere l’opportunità di una profilassi e l’eventuale dosaggio adatto a voi.
SINTOMI E DIAGNOSI
Il principale sintomo della malaria è la febbre, cui possono associarsi sintomi generali come brividi, mal di testa, diarrea e tosse. La diagnosi può essere effettuata solo mediante un prelievo di sangue, seguito dall’osservazione del parassita al microscopio.
Chiunque abbia febbre durante un soggiorno in Bolivia o nelle quattro settimane successive alla partenza da questo paese, anche avendo assunto farmaci antimalarici, dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di aver contratto l’infezione, finché l’esame del sangue non ha dato esito negativo. Se la malattia non viene curata, può andare incontro a rapido aggravamento, soprattutto se il soggetto è stato colpito dal Plasmodium falciparum; segni di complicazioni possono essere itterizia e perdita di conoscenza fino al coma (si tratta allora di malaria cerebrale) o addirittura alla morte. È necessario un ricovero ospedaliero, ma nelle forme gravi la percentuale di decessi continua ad aggirarsi intorno al 10% anche nelle strutture che forniscono le cure migliori.
PREVENZIONE DELLA MALARIA
La prevenzione della malaria dovrebbe fondarsi su due strategie: evitare le punture di zanzara e degli insetti in generale e sottoporsi a chemioprofilassi con farmaci antimalarici, se indicato. Prima di partire è essenziale consultare il servizio di Medicina dei Viaggi della ASL competente, che provvederà a valutare la necessità di una profilassi farmacologica e a prescrivere i farmaci e i dosaggi adeguati sia per gli adulti sia per i bambini. Ecco alcuni consigli utili per evitare le punture di zanzara:
Applicate repellenti sulla pelle scoperta. Molto efficaci sono quelli a base di dietiltoluamide o DEET (OFF!
Active® 15% di DEET), anche se da usare con cautela perché in alta quantità potrebbero essere tossici per i bambini. Ugualmente indicati sono quelli contenenti
KBR/icaridina, ad alta concentrazione (Autan Protection Plus® 16% di KBR), anch’essi controindicati nei bambini piccoli.Dormite sotto una zanzariera, meglio se impregnata di permetrina (Biokill®).
Scegliete una camera dotata di zanzariere e, in mancanza di aria condizionata, ventilatori.
Spruzzate permetrina sugli abiti.
Indossate abiti con maniche lunghe e pantaloni lunghi in colori chiari.
Usate serpentine antizanzare.
CHEMIOPROFILASSI ANTIMALARICA
La chemioprofilassi consiste nell’assumere farmaci antimalarici per tutto il periodo di esposizione al rischio di infezione, in modo tale da impedire il manifestarsi della malattia se si viene a contatto con il parassita. Questa profilassi ha quindi efficacia solo per il periodo di assunzione.
L’opportunità di questa misura preventiva dovrà essere discussa con uno specialista di medicina dei viaggi: per valutare se è consigliabile, per la scelta del farmaco, i relativi dosaggi, i tempi, le modalità di assunzione e le controindicazioni, e per stabilire quale regime sia preferibile nel vostro caso, rivolgetevi almeno 15 giorni prima della partenza al servizio di Medicina dei Viaggi della vostra ASL.
Il mercato offre una buona scelta di farmaci antimalarici. Qui di seguito viene fornito l’elenco di quelli normalmente utilizzati in chemioprofilassi.
Associazione atovaquone/proguanil (Malarone®) È l’antimalarico di più recente introduzione in profilassi. È il tipo di prevenzione più indicato per quanti soggiornano per poco tempo in aree a elevato rischio malarico. Il farmaco deve essere assunto quotidianamente a partire dal giorno prima dell’ingresso nella zona a rischio, durante tutto il periodo di soggiorno e per una settimana dopo avere lasciato la zona.
Dossiciclina (Bassado®) Da assumersi quotidianamente, è un antibiotico ad ampio spettro efficace anche sul parassita malarico. Dopo essere partiti dalla zona a rischio è necessario proseguire l’assunzione del farmaco per altre quattro settimane. Può causare una reazione allergica in caso di esposizione al sole ed è controindicato nei bambini e nelle donne in gravidanza.
Meflochina (Lariam®)
È il farmaco che è stato maggiormente utilizzato; deve essere assunto in dosi di una compressa una volta alla settimana, iniziando il trattamento con almeno due dosi prima della partenza e continuandolo per tutta la durata del viaggio e per altre quattro settimane dopo il rientro. Gli effetti collaterali sono abbastanza rari e sono costituiti prevalentemente da sintomi neuropsichici, quali ansia, insonnia e vertigini. La meflochina è sconsigliata alle donne al primo trimestre di gravidanza, nei bambini al di sotto dei 5 kg di peso, in coloro che fanno immersioni subacquee e in coloro che fanno lavori di concentrazione, quali per esempio i piloti di aereo.
Clorochina È il più vecchio farmaco usato in profilassi ed è quello normalmente consigliato a chi intende visitare le zone della Bolivia dove il plasmodio della malaria non è clorochino-resistente; dev’essere assunto in dose di due compresse settimanali, due settimane prima della partenza, durante il soggiorno e per quattro settimane dopo il rientro.
TRATTAMENTO PRESUNTIVO DI EMERGENZA
Nei casi in cui il medico del Centro di Medicina dei Viaggi valuti che il rischio di tossicità da farmaci è superiore al rischio di contrarre la malaria, si può decidere di non seguire alcuna misura di chemioprofilassi, limitandosi a portare una scorta di farmaci di emergenza, soprattutto se ci si reca in regioni remote. Questi farmaci sono da utilizzarsi nel caso in cui si manifestino i sintomi della malattia, cioè febbre superiore a 38°C senza altra causa nota e solo se siete opportunamente informati sulle caratteristiche della malaria e sul corretto utilizzo dei medicinali. I kit per l’autodiagnosi, che possono identificare la malaria con un semplice prelievo di sangue da un dito, sono disponibili ma richiedono un certo addestramento all’uso. Il trattamento dev’essere iniziato solo in caso non sia disponibile assistenza medica entro 24 ore e va considerato come misura di emergenza con il solo scopo di non rischiare la vita del paziente: non è un’automedicazione di routine. I farmaci usati in questo caso sono l’associazione di atovaquone e proguanil (Malarone®), o di artemisinina e piperachina (Eurartesim®), o ancora di artemether e lumefantrina (Coartem® o Riamet®): la scelta e la posologia vanno affidate al medico specialista. Se avete fatto ricorso a un’automedicazione di emergenza, rivolgetevi il prima possibile a un medico per avere conferma che la terapia sia stata efficace e che non siano necessari altri interventi.
Se dopo il rientro a casa e nei primi mesi successivi accusate un attacco febbrile, consultate immediatamente un medico, facendo menzione del viaggio fatto.
Malattia di Chagas
Malattia parassitaria presente nelle zone rurali isolate del Centro e Sud America, viene trasmessa da una piccola cimice che si nasconde nelle fessure dei muri, nei tetti di stoppie delle capanne di fango e nelle fronde delle palme. L’insetto colpisce di notte, e dopo una settimana compare una vescica dura e di colore viola. La malattia di Chagas dev’essere curata appena si manifesta, perché le infezioni trascurate possono portare a gravi complicazioni a livello del cuore o dell’apparato digerente, anche fatali nel giro di qualche anno. La Bolivia è il paese più colpito da questa parassitosi e la maggior parte dei casi si verifica nelle regioni a clima temperato, soprattutto nei dipartimenti di Cochabamba, Chuquisaca e Tarija.
Sintomi: in fase acuta febbre elevata, tachicardia, ingrossamento dei linfonodi, anemia.
Diagnosi: esame del sangue specifico.
Terapia: antiparassitari specifici, da usare sotto controllo medico in ospedale.
Prevenzione: attualmente non esiste vaccino. La prevenzione consiste nell’adottare tutte le precauzioni al fine di evitare le punture di insetti.
Malattie sessualmente trasmissibili
Le malattie di questo tipo più diffuse sono l’herpes, i condilomi, la sifilide, la gonorrea e la clamidia, oltre all’infezione da HIV e all’epatite virale B (unica malattia a trasmissione sessuale per la quale esiste un vaccino efficace). Se durante il viaggio avete avuto rapporti sessuali, specie se non protetti, al ritorno a casa sottoponetevi comunque a esami specifici per la ricerca di eventuali malattie a trasmissione sessuale.
Sintomi: spesso le persone affette da queste malattie non mostrano alcun segno dell’infezione. I sintomi, quando presenti, sono specifici per ciascuna di esse e comprendono: eruzioni cutanee, gonfiori, perdite o dolore nell’urinare.
Diagnosi: normalmente la diagnosi viene fatta in base ai sintomi e ai segni obiettivi, ma talora sono necessari esami del sangue o delle secrezioni.
Terapia: ogni infezione ha la sua terapia. Per le forme virali (a eccezione dell’herpes) non sono disponibili farmaci specifici. I condilomi si curano con la chirurgia.
Prevenzione: comportamento sessuale responsabile: informazione, attenzione nelle pratiche sessuali con partner occasionali, uso di sistemi di barriera (profilattici).
Peste bubbonica
In Bolivia la peste è endemica e si sono verificate in passato epidemie circoscritte di peste bubbonica; l’ultima ha colpito la cittadina di San Pedro (nel dipartimento di La Paz) a metà degli anni ’90. La malattia (conosciuta anche come peste nera) viene trasmessa all’uomo tramite il morso delle pulci parassite di marmotte, scoiattoli e topi, mentre la trasmissione tra le persone può avvenire attraverso colpi di tosse, se si è affetti dalla forma polmonare. Se non curata, la malattia è mortale nel 60% dei casi, ma sottoponendosi alle dovute cure mediche si risolve piuttosto velocemente.
Sintomi: febbre e ingrossamento dei linfonodi che formano ‘bubboni’. In alcuni casi polmonite.
Diagnosi: dai sintomi e dagli esami del sangue.
Terapia: antibiotici come la streptomicina o la tetraciclina.
Prevenzione: evitare il contatto con i roditori e protezione dalle pulci.
Rabbia
La rabbia è un’infezione virale che colpisce il cervello e il midollo spinale ed è praticamente sempre fatale. Il virus della rabbia è trasmesso dalla saliva di animali infetti solitamente tramite il morso o più raramente attraverso abrasioni della pelle (la maggior parte dei casi è legata ai morsi di cani o scimmie). Qualsiasi morso o graffio da parte di un animale deve essere pulito immediatamente e a fondo con abbondante acqua e sapone. Se poi esiste anche la minima possibilità che l’animale sia infetto, è necessario contattare le autorità sanitarie per verificare se occorre un ulteriore trattamento.
Sintomi: i sintomi iniziali sono quelli di una malattia virale aspecifica; seguono alterazioni cognitive, alterazioni della sensibilità e dolore nella sede della morsicatura, e successivamente segni neurologici di encefalite.
Diagnosi: per la diagnosi bisogna ricorrere all’ospedale.
Terapia: immunoglobuline specifiche, trattamento in terapia intensiva.
Prevenzione: vaccinazione preventiva (3 iniezioni, praticate nell’arco di 1 mese), più sicura del trattamento postesposizione. Chi non si fosse sottoposto alla vaccinazione preventiva e sia stato morso da un animale sospetto necessita di quattro iniezioni, la prima delle quali da praticare entro 24 ore dal morso o quanto prima, oltre alla somministrazione delle immunoglobuline specifiche e alla detersione accurata della ferita. In caso di morso o graffio da parte di un animale sospetto, anche le persone vaccinate si devono sottoporre a due ulteriori richiami.
Scabbia
La scabbia è una malattia infettiva provocata da minuscoli acari che vivono nella pelle, in particolare fra le dita, e causa un’eruzione cutanea molto pruriginosa.
Sintomi: prurito intenso.
Diagnosi: viene fatta mediante l’osservazione delle caratteristiche lesioni sulla pelle.
Terapia: consiste nell’applicazione di una lozione acaricida (Nix®, Mitigal®). Bisogna medicare tutto il corpo dopo aver fatto un bagno caldo (spesso sono necessari 2 trattamenti in 48 ore). L’igiene personale è fondamentale per sterminare gli acari. Durante la cura, dovete lavare tutti i vostri abiti e le lenzuola in acqua bollente (non dimenticate di disinfettare anche la valigia e qualsiasi altro oggetto dove potrebbero essersi annidati gli acari).
Prevenzione: igiene della persona e dell’ambiente.
Tifo esantematico o petecchiale
Questo tipo di tifo, detto anche endemico, è trasmesso dalle zecche, dagli acari e dai pidocchi, ma è molto raro tra i viaggiatori. Il tifo esantematico può essere trasmesso anche dalle cimici presenti nelle zone montane intorno a La Paz.
Sintomi: febbre, dolori muscolari, esantema.
Diagnosi: viene fatta tramite un esame del sangue.
Terapia: antibiotici, somministrati sotto controllo medico.
Prevenzione: evitare le punture dei vettori della malattia mentre si cammina nella macchia boschiva e controllare la presenza di eventuali punture dopo aver attraversato aree forestali.
Zika virus
Si tratta di un’infezione virale che si è diffusa in buona parte dell’America Latina a partire dal 2014 e in Bolivia nel 2015. Viene trasmessa normalmente dalle zanzare del genere Aedes, che si riproducono soprattutto all’interno di raccolte d’acqua anche piccole, per esempio vasche, barili, latte, contenitori di metallo e di plastica e pneumatici abbandonati, ma può essere trasmessa anche per via sessuale. Pur non trattandosi in genere di una malattia grave, suscita preoccupazione perché può provocare malformazioni nel feto di donne che la contraggono durante la gravidanza, e rare complicazioni neurologiche nell’adulto infettato. A oggi il viaggio in aree di diffusione di questa infezione è sconsigliato alle donne in gravidanza.
Sintomi: febbre, eruzione cutanea, dolori muscolari e alle articolazioni, congiuntivite. Nella maggior parte dei casi i sintomi si risolvono da soli nel giro di qualche giorno.
Diagnosi: può essere fatta tramite un esame del sangue.
Terapia: non esistono cure specifiche, ma è utile il trattamento sintomatico con antinfiammatori.
Prevenzione: non esiste un vaccino e l’unica prevenzione è quella di evitare di farsi pungere dalle zanzare, ricordandosi che la Aedes punge soprattutto di giorno.
Rischi ambientali
Acqua
Non bevete mai acqua del rubinetto in Bolivia: non è sicura!
In molte aree dell’Altiplano, le acque sotterranee sono state inquinate dalle miniere e alcune città, come Trinidad, sono note per avere acqua tossica.
L’acqua in bottiglia (in Bolivia costa poco ed è ampiamente disponibile) è generalmente sicura – all’acquisto verificate che la confezione sia ben sigillata.
Evitate il ghiaccio.
Evitate le spremute fresche – possono essere state diluite con acqua del rubinetto.
Il modo migliore per sterilizzare l’acqua è farla bollire per almeno un minuto (3 min oltre i 2000 m).
Le soluzioni iodate sono la sostanza chimica migliore per la purificazione dell’acqua; ne è sconsigliato l’uso in gravidanza e alle persone con problemi alla tiroide; in alternativa si può utilizzare il cloro.
Anche i filtri per l’acqua risultano efficaci nel tenere lontani i microbi. Assicuratevi che il vostro filtro sia dotato di una barriera chimica come lo iodio e abbia pori di dimensioni inferiori a 4 micron.
Calore
Cercate di non strafare appena arrivati. Piedi e caviglie gonfi sono disturbi frequenti, come i crampi muscolari provocati dalla sudorazione eccessiva. Potete prevenire questi disturbi evitando la disidratazione e un’eccessiva attività al caldo. Bevete soluzioni reidratanti e mangiate cibi salati.
Collasso da calore La disidratazione è la prima causa del collasso da calore, di cui i principali sintomi sono emicrania, capogiri e spossatezza. Nel momento in cui si avverte lo stimolo della sete, la disidratazione è già in atto: cercate di bere molta acqua in modo tale da produrre un’urina chiara e limpida. In caso di collasso da calore occorre reintegrare i liquidi persi con acqua e/o succhi di frutta. Le compresse di sali minerali reperibili in commercio possono essere di aiuto. È altrettanto importante riequilibrare la temperatura corporea con acqua fredda e ventilatori. La prevenzione consiste nell’evitare di compiere attività motoria nelle ore più calde in zone a elevata umidità ambientale.
Colpo di calore Il collasso da calore è il precursore del più serio colpo di calore: in questo caso viene colpito il meccanismo della sudorazione, con un eccessivo innalzamento della temperatura corporea, comportamento irrazionale e convulsioni, ed eventualmente anche perdita di conoscenza e morte, per cui è essenziale il ricovero in ospedale. L’intervento d’urgenza consiste nello spostare all’ombra la persona colpita, coprirla con un lenzuolo e un asciugamano umido e farle vento continuamente. Se possibile, è consigliabile ricorrere con urgenza a fleboclisi di soluzioni elettrolitiche per reintegrare i liquidi perduti.
Insolazione L’esposizione prolungata al sole può provocare un’insolazione. I sintomi sono nausea, cute calda, mal di testa. In questo caso bisogna rimanere al buio, applicare sugli occhi un impacco di acqua fredda e prendere un analgesico.
Cibo
La contaminazione del cibo da parte di microbi è un fatto possibile e può essere causata dall’uomo (personale di cucina), dagli insetti (mosche) o dall’ambiente (terra e acqua). Inoltre la crescita batterica, favorita dal clima caldo, è rapida nel cibo anche dopo la preparazione. Sono pertanto necessarie alcune precauzioni per evitare l’ingestione di microbi che potrebbero causare dei disturbi.
Mangiate solo carne e pesce ben cotti e cotti di recente, mai riscaldati.
Mangiate frutta e verdura cotte o sbucciate personalmente; comunque lavatene la superficie prima di sbucciarle.
Il cibo poco manipolato
è più sicuro.Le uova, ben cotte, devono essere servite nel guscio.
Scegliete latticini provenienti dalla grande distribuzione o latte bollito.
Ponete attenzione al cibo venduto dalle bancarelle, se non caldo e ben cotto.
Evitate cibo lasciato lungo tempo a temperatura ambiente (diffidare dei buffet).
Ponete attenzione all’igiene delle mani e delle stoviglie.
I pasti consumati al ristorante sono meno sicuri di quelli in case private.
Congelamento
Le parti del corpo a rischio di congelamento sono le estremità, ovvero le dita delle mani e dei piedi, il naso e le orecchie.
Il congelamento si manifesta con colorito biancastro o cereo o persino con la formazione di cristalli di ghiaccio sulla pelle.
I sintomi sono prurito, intorpidimento e dolore.
Le parti colpite non vanno massaggiate, ma riscaldate immergendole in acqua moderatamente calda, oppure avvolgendole con coperte o indumenti fino a che la pelle non riprende calore. Il dolore e il gonfiore sono inevitabili. Le vesciche non devono essere rotte.
Cercate immediatamente assistenza medica.
Ipotermia
L’ipotermia è l’abbassamento della temperatura corporea legato alla permanenza al freddo.
L’ipotermia acuta può manifestarsi in breve tempo dopo un improvviso calo della temperatura. L’ipotermia cronica è causata da un calo graduale della temperatura nel giro di alcune ore.
L’ipotermia è accompagnata dall’insorgere dei seguenti sintomi: spossatezza, insensibilità cutanea (particolarmente delle dita dei piedi e delle mani), brividi, difficoltà di parola, comportamento irrazionale e violento, letargia, tendenza a barcollare, vista annebbiata e crampi muscolari. Spesso l’irrazionalità si rivela allorché il malato afferma di avere caldo e di volersi svestire.
Per combattere l’ipotermia è innanzitutto necessario mettersi al riparo dal vento e/o dalla pioggia, togliersi gli abiti umidi e indossare vestiti asciutti e caldi. Si consiglia di bere liquidi caldi (niente alcol) e di mangiare cibo facilmente digeribile ad alto contenuto energetico.
Tali accorgimenti potrebbero essere sufficienti nelle fasi precoci di ipotermia, ma se lo stadio è più avanzato è indispensabile distendersi accanto al soggetto colpito in un sacco a pelo caldo al fine di trasmettergli calore. Il paziente non dev’essere massaggiato né fatto sedere accanto al fuoco; se possibile, fategli fare un bagno tiepido.
Una diagnosi e una cura precoce dell’ipotermia lieve è l’unico modo di prevenire lo stadio più grave di questa patologia, che è una condizione critica.
Inquinamento atmosferico
L’inquinamento atmosferico, in particolare l’inquinamento causato dal traffico, rappresenta un serio problema nei principali centri urbani del paese. Se soffrite di problemi respiratori, parlatene con il vostro medico prima di programmare un viaggio in una città con grossi problemi di inquinamento atmosferico.
Può anche essere all’origine di problemi respiratori di minore entità come sinusite, gola secca e irritazione agli occhi. Se avvertite questi disturbi a causa dell’inquinamento, lasciate la città per alcuni giorni per trasferirvi in una località più salubre.
Mal di montagna
La mancanza di ossigeno ad altitudini oltre i 2500 m può provocare disturbi più o meno seri nella maggior parte delle persone, ma il mal di montagna vero e proprio si verifica normalmente a 3000-4000 m di quota ed è influenzato dalla rapidità dell’ascesa, dal grado di allenamento, dal dormire ad alta quota e da eventuali malattie preesistenti. In Bolivia, fra le località a rischio va compresa anche La Paz, che sorge a 4000 m.
In genere, i sintomi del mal di montagna si sviluppano durante le prime 24 ore trascorse in quota, ma possono manifestarsi anche successivamente, fino a un massimo di tre settimane dopo. Tra i sintomi più lievi si segnalano emicrania, letargia, capogiri, disturbi del sonno e mancanza di appetito. Quelli più gravi comprendono: affanno, tosse secca e irritativa (seguita da espettorato spumoso e rosato), forte cefalea, mancanza di coordinazione e di equilibrio, stato confusionale o di incoscienza, vomito, comportamento irrazionale e sonnolenza.
Potete contrastare i sintomi più lievi riposandovi alla stessa altitudine finché il malessere non scompare, di solito entro uno o due giorni. Per combattere il mal di testa si possono prendere il paracetamolo o l’aspirina. Tuttavia, se i sintomi persistono o peggiorano è necessario discendere immediatamente; può giovare scendere anche di appena 500 m.
PREVENIRE IL MAL DI MONTAGNA
Ponete attenzione a una accurata acclimatazione: salite lentamente e concedetevi molti giorni di riposo, se possibile fermatevi ogni 1000 m di dislivello e seguite comunque la regola generale di non salire per oltre 600 m al giorno dopo aver superato i 2500 m di quota.
Se è possibile, dormite a un’altitudine inferiore rispetto a quella massima raggiunta durante la giornata.
Bevete molti liquidi e monitorate l’idratazione assicurandovi che l’urina sia limpida e abbondante.
Consumate pasti leggeri e ricchi di carboidrati per immagazzinare più energie.
Evitate le bevande alcoliche, i sedativi e il tabacco.
La prevenzione del mal di montagna è inoltre basata, nelle spedizioni in alta quota, sull’uso di acetazolamide (Diamox®), da assumersi sotto diretto controllo medico.
EDEMA CEREBRALE DA ALTA QUOTA
È un’emergenza sanitaria ed è la principale complicanza del mancato adattamento all’alta quota, dovuta a raccolta di liquidi a livello del sistema nervoso centrale.
Fra i sintomi si segnalano: cefalea insopportabile e resistente agli analgesici, nausea e vomito, gravi vertigini, allucinazioni visive e diplopia (visione doppia); successivamente possono insorgere disorientamento temporo-spaziale, paresi e coma.
La terapia, a base di diuretici, deve essere somministrata sotto stretto controllo medico.
EDEMA POLMONARE ACUTO DA ALTA QUOTA
Riconducibile a un insufficiente adattamento alla carenza di ossigeno, colpisce coloro che si recano rapidamente a quote elevate.
Dopo una latenza di uno-tre giorni compaiono difficoltà e affanno respiratorio (dispnea) a riposo, tosse secca, espettorato ematico, colorazione bluastra di cute e mucose visibili (cianosi) e febbre.
La terapia prevede riposo assoluto, somministrazione di ossigeno e discesa a quote inferiori; impiego di dispositivi particolari, come la camera iperbarica.
RETINOPATIA EMORRAGICA DA ALTA QUOTA
Questo disturbo consiste in piccole emorragie della retina, che colpiscono i soggetti che compiono scalate al di sopra dei 5000 m.
Praticamente asintomatiche, regrediscono spontaneamente con il ritorno a bassa quota.
Morsi di animali
Evitate di toccare o di dar da mangiare ad animali, fatta eccezione per quelli domestici, avendo cura di accertarvi presso i padroni che non siano portatori di malattie infettive.
In genere, le malattie trasmesse dagli animali sono una diretta conseguenza di comportamenti a rischio da parte dell’uomo.
Qualsiasi morso o graffio da parte di un mammifero, compresi i pipistrelli, dovrebbe essere pulito prontamente e a fondo con abbondante acqua e sapone, avendo cura di applicare sulla parte interessata una soluzione antisettica come iodio o alcol. Bisognerebbe contattare immediatamente le autorità sanitarie locali per la somministrazione della profilassi postesposizione contro la rabbia, anche se si è già stati vaccinati.
Inoltre, sarà opportuno iniziare ad assumere un antibiotico, perché le ferite provocate dai morsi e dai graffi di animali si infettano facilmente.
Serpenti
In Bolivia esistono due specie di serpenti velenosi: il crotalo (serpente a sonagli) e il serpente corallo. Sono rettili che vivono soprattutto nelle piantagioni di canna da zucchero o di banani, oppure nelle regioni collinari a clima secco.
Date per scontato che i serpenti siano tutti velenosi e non cercate mai di prenderli. Se attraversate a piedi aree note per la presenza di serpenti, indossate scarponi e pantaloni lunghi.
Se venite morsi da un serpente, non lasciatevi prendere dal panico. Immobilizzate l’arto colpito steccandolo e bendandolo – esercitando una forte pressione – come per una frattura.
L’uso del laccio emostatico e la suzione del veleno sono pratiche ormai sconsigliate.
Anche l’uso di sieri antiofidici può essere più pericoloso che benefico.
Cercate subito l’aiuto di un medico e rimanete sotto osservazione.
Scottature
Il sole rappresenta sempre un rischio: l’esposizione al sole può far consumare i fluidi corporei molto più rapidamente di quanto si possa immaginare e causare dolorose scottature, due prospettive tutt’altro che piacevoli. Ecco qualche consiglio per prevenire un’eccessiva esposizione al sole:
Usate una crema solare ad alto fattore di protezione (SPF 30) e applicatela nuovamente dopo aver fatto il bagno. Fate molta attenzione a coprire le zone che normalmente non sono esposte al sole, per esempio i piedi.
Indossate sempre un abbigliamento adeguato, un cappello a tesa larga e occhiali da sole di buona qualità.
Evitate di prendere il sole durante le ore più calde (dalle 10 alle 16).
Nei momenti di pausa di un’escursione sedetevi all’ombra.
In caso di scottature, state all’ombra fino a quando il disturbo non è passato, applicate compresse fresche sulla parte dolorante e, se necessario, prendete un antidolorifico.
Può essere efficace anche applicare due volte al giorno una crema di idrocortisone all’1%.
Salute femminile
Articoli sanitari Nelle zone urbane dell’Argentina si trovano facilmente tutti gli articoli sanitari.
Candidosi vaginale Caldo, umidità e antibiotici possono contribuire all’insorgenza di questo disturbo, che si cura con creme oppure ovuli antimicotici, sul genere del clotrimazolo (Gyno-Canesten®). In alternativa si può assumere un’unica compressa di fluconazolo (Diflucan®).
Controllo delle nascite La disponibilità di anticoncezionali può essere limitata, pertanto è preferibile portare con sé una scorta del proprio metodo contraccettivo.
Gravidanza Normalmente è possibile viaggiare durante la gravidanza, tenendo presenti alcune precauzioni importanti.
Prima di partire sarebbe meglio farsi visitare accuratamente. Il periodo migliore per mettersi in viaggio è quello tra la 16ª e la 28ª settimana, quando il rischio di problemi collegati alla gravidanza è minimo e le donne si sentono generalmente bene. I periodi più rischiosi per viaggiare sono le prime 12 settimane della gravidanza, quando maggiore è il pericolo di aborto, e le settimane successive alla 30ª, quando potrebbe verificarsi un innalzamento della pressione arteriosa con il conseguente rischio di parto prematuro. La maggior parte delle compagnie aeree non accetta a bordo le passeggere oltre la 38ª settimana ed effettivamente nelle ultime settimane di gravidanza i voli a lungo raggio possono essere molto faticosi. Prendete nota di alcune informazioni importanti, come il gruppo sanguigno, che potranno esservi utili qualora doveste essere sottoposte a trattamento sanitario mentre vi trovate all’estero.
Controllate che la polizza di viaggio copra anche le spese per un eventuale parto e l’assistenza postnatale, ma ricordate sempre che un’assicurazione non può fare molto nei paesi dove le strutture sanitarie sono carenti.
Evitate di viaggiare in zone rurali in cui trasporti e assistenza sanitaria siano carenti.
La malaria è una malattia ad alto rischio di gravità in caso di gravidanza e nessun farmaco antimalarico assicura una protezione totale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda alle donne in stato di gravidanza di non mettersi in viaggio verso zone in cui la malaria sia resistente alla clorochina.
La diarrea del viaggiatore può portare velocemente alla disidratazione e causare un inadeguato flusso di sangue alla placenta. Gran parte dei farmaci utilizzati per curare i diversi tipi di diarrea sono sconsigliati in gravidanza; l’unico considerato sicuro è l’azitromicina.
Per quanto non si abbiano informazioni certe sugli eventuali effetti nocivi dell’altitudine sul feto, molti medici raccomandano di non viaggiare al di sopra dei 4000 m durante la gravidanza.
Infezioni delle vie urinarie Possono essere aggravate dalla disidratazione o da lunghi viaggi in autobus senza soste; bevete molto e portatevi un antibiotico per curarle (ciprofloxacina-Ciproxin®).
Viaggiare con i bambini
Tutti coloro che viaggiano con bambini dovrebbero avere qualche nozione su come curare i disturbi di minore entità, e anche sapere a chi rivolgersi per i trattamenti sanitari.
Animali Spiegate ai bambini che non devono avvicinarsi a cani o altri mammiferi, i cui morsi possono provocare la rabbia o altre malattie. Qualunque morso, graffio o leccatura di un animale dovrebbe essere immediatamente pulito a fondo; se c’è la possibilità che l’animale sia infetto dalla rabbia, rivolgetevi immediatamente a un medico.
Cibo e acqua Ricordate di evitare cibo e acqua a rischio di contaminazione. In caso di attacchi di vomito o diarrea, è particolarmente importante provvedere a reintegrare accuratamente i liquidi e i sali perduti. Potrebbe essere utile portare con sé delle sostanze per preparare soluzioni reidratanti da sciogliere nell’acqua dopo averla fatta bollire.
Farmaci I repellenti per insetti devono essere applicati in concentrazioni e quantità ridotte. Per qualunque farmaco assicuratevi che non sia controindicato per i bambini.
Problemi cutanei Nei climi caldi e umidi, qualunque ferita o irritazione della pelle può provocare un’infezione, perciò la parte colpita dovrebbe essere tenuta asciutta e pulita.
Vaccinazioni Controllate le vaccinazioni di routine e valutate la possibilità di effettuarne altre, considerato il fatto che alcuni vaccini non si possono somministrare ai bambini sotto l’anno di età.
Salute quotidiana
La normale temperatura corporea è di 37°C; un aumento di più di 2°C equivale a febbre alta. Ricordate di portare con voi un termometro digitale o a cristalli liquidi. Le pulsazioni normali di un adulto vanno da 60 a 100 battiti al minuto (per i bambini da 80 a 100 e per i neonati da 100 a 140). In linea di massima, le pulsazioni aumentano di circa 20 battiti al minuto per ogni gradodi temperatura in più.
Anche la respirazione è un indicatore dello stato di salute. Contate il numero di respiri al minuto: tra 12 e 20 è normale per adulti e ragazzi (fino a 30 per i bambini e fino a 40 per i neonati). Chi ha la febbre alta o gravi malattie respiratorie respira più in fretta del normale. Fare più di 40 inspirazioni profonde al minuto può essere segno di insufficienza respiratoria, possibilmente conseguente a polmonite o altra malattia respiratoria.