Hierapolis
- Pamukkale, Turchia
- Attrazione - Rovine
La posizione di Hierapolis in cima a quella calamita per turisti che è il "Castello di Cotone", sembra averle fatto beneficiare di stanziamenti molto più generosi rispetto alla maggior parte degli altri siti archeologici turchi. I sentieri perfettamente lastricati, gli spigoli levigati, le distese di fiori, le passerelle in legno e le piacevoli panchine all’ombra fanno di Hierapolis un luogo molto più raffinato di Efeso (o di qualsiasi altra località turca). Non sarà un posto selvaggio e incontaminato, ma per coloro che sentono il bisogno di ammirare un sito antico su un terreno piano e ben curato è l’ideale. La cima tondeggiante della montagna indica che le rovine sono piuttosto raccolte e i siti principali facilmente accessibili. Le rovine evocano un’epoca in cui greci, romani, ebrei, pagani, cristiani e frequentatori delle terme convivevano pacificamente. La città di Hierapolis in realtà divenne un centro terapeutico all’epoca della sua fondazione, intorno al 190 a.C. a opera di Eumene II di Pergamo. Essa prosperò sotto i romani e ancora di più sotto i bizantini, quando una vasta parte della popolazione era costituita da comunità ebree e ortodosse. Tuttavia, frequenti terremoti portarono alla distruzione della città che fu definitivamente abbandonata dopo l’ennesima scossa del 1334.
Entrando dall’ingresso sud, iniziate la visita dalle fondamenta della chiesa bizantina e del Tempio di Apollo, nei pressi del Museo Archeologico. Come a Didime e a Delfi, il tempio aveva un oracolo che veniva interpretato da sacerdoti eunuchi. Il suo potere derivava da una fonte vicina chiamata Plutonium (dal nome del dio dell’oltretomba, Plutone). Apparentemente, solo i sacerdoti conoscevano il segreto che consentiva loro di trattenere il respiro nei fumi tossici provenienti dall’Ade, in grado di uccidere all’istante i piccoli animali e gli uccelli che vi sacrificavano.
Per vedere questa sorgente letale dirigetevi verso il teatro romano, varcate il primo ingresso della recinzione sulla destra e seguite il sentiero che scende a destra. A sinistra, di fronte al grande tempio simile a un cubo, vi è una piccola entrata sotterranea, sbarrata da una grata arrugginita e segnalata da un cartello che recita "Tehlikelidir Zehirli Gaz" (Pericolo, gas velenoso). Ascoltando con attenzione, potrete sentire il gorgoglio del gas che sale dall’acqua.
Lo spettacolare teatro romano, costruito in varie fasi dagli imperatori Adriano e Settimio Severo, poteva contenere oltre 12.000 spettatori. Il palco è in gran parte ancora visibile, così come i pannelli decorativi e i sedili della prima fila, riservati alle personalità. Dal teatro, un ripido sentiero in salita porta al meno battuto ma affascinante Martirio di San Filippo Apostolo, un’intricata struttura ottagonale situata nel luogo in cui si ritiene che sia stato martirizzato sa Filippo. Gli archi delle otto cappelle separate, contrassegnati da una croce, originariamente avevano interni ettagonali.
Le diverse versioni descritte nelle fonti antiche hanno creato un po’di confusione riguardo a quale sia il Filippo qui celebrato; se si trattasse dell’apostolo di Gesù, egli sarebbe stato crocifisso a testa in giù dopo aver sfidato i pagani adoratori del serpente nel vicino tempio. Secondo un’antica fonte apocrifa, alla morte di Filippo un enorme abisso si sarebbe spalancato nella terra, inghiottendo il proconsole romano, gli adoratori del serpente con il loro tempio e 7000 sfortunati astanti.
Indipendentemente da quale Filippo sia stato qui martirizzato, a quanto sembra la sua tomba è stata rinvenuta nel 2011 a 40 m di distanza durante gli scavi fatti per riportare alla luce una chiesa bizantina ad opera di alcuni archeologi italiani. La sensazionale notizia ha ravvivato l’interesse per san Filippo e per Hierapolis. Considerando che la costruzione fu danneggiata da un incendio nel V secolo, è possibile che il corpo sia stato in realtà trasferito qui dal luogo del martirio.
Attraversando il fianco della collina in direzione ovest s’incontra il teatro ellenistico, completamente diroccato, sopra l’agorà risalente al II secolo, una delle più grandi mai scoperte. Era circondata su tre lati da portici di marmo con colonne ioniche, mentre il quarto era delimitato da una basilica.
Scendendo la collina e attraversando l’agorà, vi ritroverete sulla strada principale in cima al crinale. Svoltate a destra verso l’ingresso nord e imboccherete la Via di Frontino, che conserva ancora intatte diverse parti della pavimentazione originaria e alcune colonne. Un tempo questa strada era l’arteria commerciale che tagliava la città da nord a sud ed era delimitata alle due estremità da archi monumentali. Il diroccato Arco di Domiziano, con le sue torri gemelle, si trova all’estremità nord della via, ma subito prima potrete ammirare il grande edificio della latrina, dotato di due canali nel pavimento, uno per le acque di scolo e uno per l’acqua pulita.
Oltre l’Arco di Domiziano ci sono le rovine delle terme romane e poi la Via Appia di Hierapolis. Una straordinaria necropoli (cimitero) si estende per diversi chilometri verso nord. Il gruppo di tombe circolari appartiene probabilmente ai molti frequentatori antichi della terme che i guaritori locali non erano riusciti a curare.