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Palazzo Topkapı

  1. İstanbul, Turchia
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Il Topkapı vanta un repertorio di aneddoti assai più nutrito di tutte le residenze reali del mondo messe insieme. Sultani lascivi, cortigiani ambiziosi, avvenenti concubine ed eunuchi intriganti vissero e lavorarono tra queste mura tra il XV e il XIX secolo, periodo durante il quale il Topkapı fu la corte dell’impero ottomano. Ammirare i suoi opulenti saloni, i gioielli del tesoro e il vasto Harem, sarà come curiosare nella vita dei suoi stravaganti personaggi.

Mehmet il Conquistatore diede inizio alla costruzione del Topkapı poco dopo la presa della città, nel 1453, e vi abitò fino alla morte, avvenuta nel 1481. I sultani che gli succedettero vissero in questo ambiente rarefatto fino al XIX secolo, quando si trasferirono negli sfarzosi palazzi di stile europeo che fecero costruire sulle sponde del Bosforo.

I biglietti si acquistano presso la biglietteria principale, subito all’esterno dell’entrata della seconda corte. Le guide del palazzo si radunano qui, ma per accompagnare un piccolo gruppo in una visita di un’ora chiedono l’esorbitante cifra di €100, motivo per cui molti visitatori decidono di noleggiare per 10 un’audioguida (che offre però una panoramica superficiale); l’audioguida si noleggia presso il chiosco appena oltre il cancelletto girevole che immette nella seconda corte.

Prima di varcare la Porta Imperiale (Bâb-ı Hümâyûn) del Topkapı, date uno sguardo al monumento riccamente ornato nella piazza acciottolata, vicino all’ingresso. Si tratta della Fontana del Sultano Ahmet III, fatta realizzare in stile rococò nel 1728 dal sultano, famoso per la sua passione per i tulipani.

Prima Corte

Oltrepassata la Porta Imperiale, si entra nella Prima Corte, conosciuta come Corte dei Giannizzeri o Corte delle Parate. Sulla sinistra si può vedere la chiesa bizantina di Aya İrini (Hagia Eirene, Chiesa di Santa Irene o Chiesa della Divina Pace) .

Seconda Corte

La Porta di Mezzo (Ortakapı o Bâb-üs Selâm) si apre sulla Seconda Corte del palazzo, utilizzata per le questioni relative all’amministrazione dell’impero. Soltanto il sultano e la valide sultan (la madre del sultano regnante) potevano varcare a cavallo la Porta di Mezzo; chiunque altro, compreso il gran visir, doveva prima scendere di sella.

La Seconda Corte è un magnifico ambiente, simile a un parco. A differenza dei classici palazzi europei formati da un grande edificio circondato da giardini, il Topkapı è una serie di padiglioni, cucine, caserme, sale per le udienze, chioschi e alloggi per la notte costruiti intorno a uno spazio chiuso centrale.

Le vaste Cucine del Palazzo, visibili sulla destra, ospitano oggi una piccola parte della grande collezione di porcellane cinesi céladon, predilette dal sultano non solo in grazia della loro bellezza, ma anche perché si riteneva che a contatto con i cibi avvelenati cambiassero colore.

Sul lato sinistro (a ovest) della Seconda Corte, si apre l’ambiente riccamente adorno della Sala del Consiglio Imperiale. Il Dîvân (consiglio) imperiale si riuniva nella sala per discutere gli affari di stato, mentre il sultano ascoltava nascosto dietro una grata dorata posta in alto lungo una delle pareti. A nord della Sala del Consiglio Imperiale si trova il Tesoro Esterno, oggi sede di una ricchissima collezione di armi e armature europee e ottomane.

Harem

L’accesso all’Harem è ai piedi della Torre della Giustizia, sul lato occidentale della Seconda Corte. Se decidete di visitare l’Harem - e noi lo raccomandiamo caldamente - dovrete acquistare un biglietto a parte, in vendita presso l’apposita biglietteria.

Secondo la credenza popolare, l’Harem era il luogo in cui il sultano poteva abbandonarsi alla più totale dissolutezza (e, in effetti, potrebbe esser vero per Murat III, che ebbe ben 112 figli). La realtà, tuttavia, è più prosaica: si trattava, infatti, degli appartamenti della famiglia imperiale, dove ogni aspetto della vita quotidiana doveva uniformarsi a tradizioni, obblighi e cerimoniali. Letteralmente la parola harem significa "privato".

Alcuni sultani mantennero fino a 300 concubine, sebbene generalmente il loro numero fosse inferiore. Una volta entrate nell’Harem, le ragazze dovevano apprendere i precetti dell’islam e la lingua e la cultura turche; inoltre dovevano imparare l’arte di truccarsi, vestirsi e comportarsi. La musica, la lettura, la scrittura, il ricamo e la danza completavano la loro formazione, terminata la quale erano inserite in un sistema meritocratico, prima come dame di compagnia delle concubine e dei figli del sultano, poi della valide sultan (la madre del sultano) e, infine, se dimostravano sufficienti attitudini e la bellezza era dalla loro parte, entravano nelle grazie del sultano stesso.

La legge islamica consentiva al sultano di avere quattro spose legittime, che ricevevano il titolo di kadın (moglie). Se una delle mogli del sultano gli dava un figlio maschio era chiamata haseki sultan, se nasceva una femmina haseki kadın. La dinastia ottomana non seguiva la regola della primogenitura, quindi, in teoria, qualsiasi figlio maschio del sultano poteva salire al trono. Nei primi anni dell’impero, ciò comportò lo scatenarsi di lotte per il trono tra i vari figli del sultano (spesso di madri differenti), che sfociavano in un bagno di sangue fratricida. Più tardi, i sultani optarono per imprigionare i loro fratelli nell’Harem, dando inizio alla tradizione della kafes hayatı (vita in gabbia).

Le prime delle oltre 300 sale dell’Harem furono costruite durante il regno di Murat III (1574-95), mentre gli harem dei sultani precedenti erano all’interno dell’Eski Saray (Palazzo Vecchio), poco distante dall’odierna Beyazıt Meydanı. Il complesso dell’Harem si sviluppa su sei piani, ma i visitatori sono ammessi solo in uno di essi, cui si accede dalla Porta delle Carrozze. Oltrepassata la porta, si arriva alla Cupola degli Armadi, oltre la quale si trova la stanza dove risiedevano gli eunuchi, decorata con raffinate ceramiche di Kütahya del XVII secolo.

Dopo la stanza degli eunuchi, si apre la stretta Corte degli Eunuchi Neri, anch’essa decorata con ceramiche di Kütahya e al di là di questa il colonnato in marmo sulla sinistra appartiene agli Alloggi degli Eunuchi Neri. All’inizio venivano utilizzati eunuchi bianchi, ma quando il governatore ottomano dell’Egitto prese a inviare come "omaggio" al sultano degli schiavi africani, questi ultimi (devirilizzati) divennero tradizionalmente impiegati nella guardia degli appartamenti privati. Nell’harem vivevano oltre 200 eunuchi, i cui incarichi comprendevano la sorveglianza delle porte e il servizio all’harem.

In fondo a questa corte, la Porta Principale conduce all’interno dell’Harem, attraverso una guarnigione dove si possono notare due giganteschi specchi dorati. Superata la guarnigione, un corridoio sulla sinistra porta al Cortile delle Concubine e delle Mogli del Sultano, intorno a cui si distribuiscono bagni, una fontana, una lavanderia, dormitori e appartamenti privati.

La visita procede nel Padiglione del Sultano Ahmet, con un camino maiolicato, e poi negli Appartamenti della Valide Sultan, il vero e proprio centro del potere all’interno dell’Harem. Da queste camere riccamente adorne, la valide sultan sovrintendeva e controllava questa sorta di grande "famiglia". Di particolare interesse qui è il Salone della Valide Sultan, decorato con deliziose pitture murali del XIX secolo che ritraggono scene bucoliche.

Superato l’annesso Cortile della Valide, un salotto con un grande caminetto conduce a un vestibolo rivestito di maioliche di Kütahya e İznik, risalenti al XVII secolo. Si tratta del luogo in cui i principi, la valide sultan e le concubine più importanti attendevano prima di entrare nella bellissima Sala Imperiale per essere ricevute in udienza dal sultano.

Poco lontano, la sontuosa Camera Privata di Murat III conserva praticamente tutte le decorazioni originali dal 1578. La fontana in marmo a tre livelli aveva la duplice funzione di riprodurre il suono di una cascata e di impedire che le conversazioni del sultano venissero origliate, mentre la zona con panchine sotto il baldacchino dorato è stato aggiunto nel XVIII secolo.

Oltrepassando la porta a sinistra della Camera Privata di Murat III si accede alla Camera Privata di Ahmed III e a una sala da pranzo adiacente costruita nel 1705. L’elegantissimo spazio è rivestito di pannelli in legno laccato con immagini floreali e frutti.

Dall’angolo nord-est, tramite la porta sulla destra, si entra in due delle più belle stanze dell’Harem, gli Appartamenti Gemelli, risalenti al 1600 circa, dove viveva il principe ereditario. Osservate, nella prima, la cupola in tessuto dipinto e le raffinate ceramiche di İznik che adornano i pannelli sopra il caminetto, nella seconda.

Sull’altro lato degli Appartamenti Gemelli si apre il Cortile delle Favorite, che in realtà è una terrazza, oltre la quale si vede una grande piscina. Appena superato il cortile (ma al piano superiore), si susseguono numerose stanze buie che erano i kafes dove venivano imprigionati i figli o i fratelli del sultano.

Da qui, un corridoio porta a est verso un passaggio chiamato Strada dell’Oro, attraverso cui si accede alla Terza Corte del palazzo.

Tenete presente che il percorso di visita attraverso l’Harem subisce delle variazioni quando alcune sale vengono chiuse per consentire lavori di restauro o di consolidamento. Pertanto alcune delle zone descritte potrebbero non essere aperte al pubblico al momento della vostra visita.

Terza Corte

Alla Terza Corte si accede tramite la Porta della Felicità, che conduce agli appartamenti privati del sultano, serviti e sorvegliati da eunuchi bianchi. Al suo interno, la Sala delle Udienze fu costruita nel XVI secolo e poi ristrutturata nel XVIII. I funzionari di alto rango e gli ambasciatori stranieri venivano condotti in questo piccolo padiglione per trattare importanti affari di stato. Seduto su divani con cuscini ricamati utilizzando oltre 15.000 perline, il sultano esaminava i doni e le offerte degli ambasciatori, che venivano fatti passare attraverso la piccola porta sulla sinistra.

Subito dietro la Sala delle Udienze si trova la graziosa Biblioteca di Ahmet III del 1719.

Sull lato orientale della Terza Corte, vi sono le stanze del Dormitorio del Corpo di Spedizione, dove oggi sono esposte ricche collezioni di abiti, caffettani e uniformi imperiali intessuti con fili d’oro e d’argento. Sempre qui si può vedere una mirabile raccolta di vesti "talismaniche", che si riteneva proteggessero chi le indossava da nemici e sventure di ogni tipo.

Sul lato opposto della Terza Corte, nelle Sacre Stanze di Custodia, sontuosamente decorate con ceramiche di İznik, sono conservate le numerose reliquie del Profeta. All’epoca dei sultani, queste stanze venivano aperte solo una volta all’anno, affinché la famiglia imperiale potesse rendere omaggio alla memoria di Maometto, di solito il quindicesimo giorno del sacro mese di Ramazan.

Di fianco alle Sacre Stanze di Custodia, negli Alloggi dei Paggi Reali si possono ammirare i ritratti di 36 sultani, tra cui una copia del ritratto di Mehmet il Conquistatore fatta da Gentile Bellini (l’originale è alla National Gallery di Londra) e un meraviglioso dipinto della cerimonia di incoronazione del sultano Selim III (1789).

Tesoro

Sul lato orientale della Terza Corte, il Tesoro del Topkapı conserva una collezione semplicemente incredibile di oggetti realizzati o decorati in oro, argento, rubini, smeraldi, giada, perle e diamanti. L’edificio fu fatto costruire da Mehmet il Conquistatore nel 1460 ed era usato come sale di ricevimento.

Nella prima sala segnaliamo la spada di Solimano il Magnifico incastonata di gemme preziose e il Trono di Ahmet I con intarsi in madreperla, opera di Mehmet Ağa, l’architetto della Moschea Blu. Il maggiore richiamo del Tesoro, il Pugnale del Topkapı, è custodito nella quarta sala. Oggetto di un tentativo di furto nel film del 1963 intitolato Topkapi di Jules Dassin, il pugnale è ornato da tre grandi smeraldi ai lati dell’impugnatura e un meccanismo che si apre rivelando un orologio sul pomello. Nella stessa sala si può vedere il Diamante Kaşıkçı (del Mercante di Cucchiai), un diamante a goccia da 86 carati circondato da decine di diamanti più piccoli. Fu indossato per la prima volta dal Sultano Mehmet IV in occasione dell’incoronazione nel 1648 ed è il quinto diamante al mondo per dimensioni.

Prima di lasciare il Tesoro, non perdetevi la meravigliosa vista sul Bosforo che si gode dalla terrazza.

Quarta Corte

La Quarta Corte del palazzo è occupata da diversi padiglioni ricreativi, come il Mecidiye Köşkü, costruito per volontà del sultano Abdül Mecit (regno 1839-61) secondo lo stile europeo del XIX secolo. Sotto di esso ha adesso sede il ristorante Konyalı, che serve piatti da tavola calda a prezzi da ristorante. A ovest del Mecidiye Köşkü, c’è il Padiglione del Medico Capo; è interessante notare che questo medico è sempre stato scelto tra i sudditi di religione ebraica. Poco distante noterete il Padiglione di Mustafa Paşa, talvolta chiamato Sofa Köşkü. Durante il regno di Ahmet III, il Giardino dei Tulipani antistante il padiglione era sempre meravigliosamente fiorito.

In cima alla scalinata al fondo del Giardino dei Tulipani, si apre la Terrazza di Marmo, una piattaforma provvista di una vasca decorativa, tre padiglioni e il fiabesco İftariye Kameriyesi, una piccola struttura a baldacchino fatta realizzare nel 1640 da İbrahim il Folle, pittoresco ambiente dove ritrovarsi dopo il digiuno quotidiano del Ramazan.

Il Padiglione di Erevan fu fatto erigere da Murat IV nel 1636 dopo aver rivendicato il possesso della città omonima (oggi in Armenia) dalla Persia. Sempre Murat IV nel 1639 fece costruire il Padiglione di Baghdad, uno degli ultimi esempi di architettura classica del palazzo, per commemorare la sua vittoria su quella città. Da notare le superbe ceramiche di İznik, i soffitti dipinti e gli intarsi in madreperla e tartaruga. Nella piccola Sala della Circoncisione (Sünnet Odası), costruita da İbrahim I nel 1640, si praticava il rito con cui i fanciulli islamici entravano nell’età adulta. I muri esterni della struttura sono abbelliti da pannelli di maioliche particolarmente raffinati.