Da vedere

Ippodromo

  1. İstanbul, Turchia
  2. Sito naturale - Stadio

Non c’era svago più amato dagli imperatori bizantini di un pomeriggio alle corse delle bighe, e questo Ippodromo era la loro meta d’elezione. All’epoca del suo massimo splendore, la struttura era impreziosita da obelischi e statue, alcuni dei quali sono ancora oggi al loro posto. Recentemente sottoposta a una ristrutturazione generale, tutta l’area è uno dei luoghi più frequentati della città per incontrarsi e fare due passi.

Originariamente l’arena era formata da due ordini di gallerie, una spina centrale, blocchi di partenza e l’estremità semicircolare, nota come sfendone. Di queste strutture rimane ancora traccia: sono le uniche superstiti dell’ippodromo, ma rendono l’idea della monumentalità originaria del complesso. I due livelli di gallerie, che un tempo sormontavano questa sezione, subirono ingenti danni durante la Quarta Crociata e furono totalmente smantellate nel periodo ottomano. Molte colonne originali, per esempio, furono utilizzate nella costruzione della Moschea di Solimano.

L’Ippodromo rappresentò il fulcro della vita di Bisanzio per un millennio e di quella dell’impero ottomano per altri quattro secoli circa, ma fu anche teatro di molte rivolte popolari. Ciò nonostante, imperatori e sultani rivaleggiarono tra loro nel renderlo più bello, adornandolo con statue fatte giungere dagli angoli più remoti dell’impero. Purtroppo soltanto poche delle inestimabili sculture, opera di maestri dell’antichità, sono giunte fino a noi. Fra i principali responsabili della spoliazione della struttura vi furono i soldati della Quarta Crociata, che nel 1204 saccheggiarono Costantinopoli, benché fosse una città cristiana e loro alleata. Dopo aver saccheggiato Aya Sofya, i crociati asportarono il rivestimento metallico dell’obelisco di pietra grezza, al margine meridionale dell’ippodromo, credendo fosse oro (in realtà si trattava di lastre di bronzo placcate d’oro).

Vicino all’estremità settentrionale dell’Ippodromo si trova un piccolo gazebo in marmo splendidamente lavorato, conosciuto come Fontana del Kaiser Guglielmo, donata dall’imperatore tedesco nel 1901 ad Abdül Hamit II e al suo popolo in segno di amicizia, in occasione di una visita di stato.

L’Obelisco di Teodosio, posto al centro dell’Ippodromo e in perfetto stato di conservazione, fu scolpito nel granito rosa in Egitto durante il regno di Thutmosi III (1549-03 a.C.) per il tempio di Amon-Ra a Karnak. L’imperatore bizantino Teodosio (regno 379-95) lo fece trasportare dall’Egitto a Costantinopoli nel 390 d.C. Notate i rilievi alla base dell’obelisco, raffiguranti lo stesso Teodosio, la moglie, i figli, i funzionari di stato e le guardie personali intenti ad assistere a una corsa di bighe dalla kathisma (tribuna imperiale).

A sud dell’obelisco una singolare colonna si erge da un foro nel terreno. Nota come Colonna Serpentina, e realizzata per celebrare la vittoria della confederazione ellenica sui persiani a Platea, un tempo era più alta ed era sormontata da tre teste di serpente. L’opera rimase di fronte al tempio di Apollo a Delfi dal 478 a.C. fino a quando Costantino il Grande non la fece trasportare nella sua nuova capitale, intorno al 330 d.C. Nonostante i danni subiti durante l’epoca bizantina, le teste sopravvissero fino agli inizi del XVIII secolo, ma oggi tutto quel che rimane è la mascella di uno dei rettili, conservata ai Musei Archeologici di İstanbul .