Da vedere

Galleria dell'Accademia

  1. Via Ricasoli 60, Firenze, Italia
  2. Arte

La lunga fila scalpitante che ogni giorno si allinea davanti alla Galleria dell’Accademia ha una sola cosa in testa: ammirare da vicino quel ragazzone corpulento e nudo, con lo sguardo preoccupato e fiero, che Michelangelo scolpì nel 1504 e che risponde al nome di David. E sarà la vostra grande fortuna, perché potrete girovagare senza fare a spintoni per le altre sale di questo museo, creato alla fine del Settecento per fornire ispirazione agli alunni della vicina Accademia delle Belle Arti. Quindi, prima di presentarvi al cospetto dell’eroe biblico, scansate la marea umana, infilatevi nella Sala del Colosso e vagate attorno al modello in terracotta del Ratto delle Sabine del Giambologna. L’enorme Deposizione dalla Croce, dipinta tra il 1504-7 dal Perugino, probabilmente vi farà venire il mal

di mare per il movimento incessante a cui, da oltre cinque secoli, obbliga
i personaggi indaffarati intorno alla croce; ma potrete sempre cercare conforto e stabilità nella serena Pala di Vallombrosa, un’Assunta circondata da deliziosi angeli e santi che il maestro di Raffaello dipinse nel 1500, o nella Madonna del Mare attribuita al Botticelli. La Tebaide (1460) di Paolo Uccello, invece, è sconcertante: il paesaggio brullo, incomprensibile, dai piani prospettici sovrapposti e disordinati, vi ricaccerà in mezzo a un mare in burrasca. Non preoccupatevi, comunque, perché sarà giunto il momento di andare dal David. Sta lì, su un piedistallo, alla fine della Galleria dei Prigioni, preceduto dalle statue michelangiolesche non finite che avrebbero dovuto ornare il monumento funebre di papa Giulio II. A Roma i Prigioni non arrivarono mai, né tantomeno riuscirono a liberarsi dal marmo dal quale sembra stiano cercando di evadere. L’assassino di Golia, di contro, qui c’è arrivato alla fine dell’Ottocento, dopo qualche secolo trascorso in Piazza della Signoria, dove oggi campeggia una sua bella copia. Diciannove tonnellate di peso, oltre 5 m di altezza, varie fratture a braccia, mani e piedi causate dagli uomini e dal tempo, il David incute timore e soggezione. Girategli attorno, notate la plasticità dei muscoli tesi, cercate di decifrare il suo sguardo:
ha già abbattuto il nemico oppure è in procinto di affrontarlo? Quale che sia la vostra risposta (i critici sono discordi), continuate a esplorare il museo. Se avete poco tempo a disposizione, potete lasciarvi alle spalle le Sale della Tribuna, ai lati del David, con varie opere manieriste, e dirigervi verso le Sale del Gotico Fiorentino, zeppe di abbaglianti polittici e crocifissi giotteschi: ci sono quelli di Bernardo Daddi, Taddeo Gaddi, Pacino di Bonaguida e dei fratelli Matteo, Jacopo e Nardo di Cione. Al piano superiore, infine, prima di tuffarvi nella strabiliante collezione di strumenti musicali (le star sono un violino, una viola e un violoncello di Stradivari), non perdetevi il mirabolante Cristo in pietà (1400) del Maestro della Madonna Strauss, circondato da un collage di simboli della Passione e con Maria e la Maddalena che baciano le mani morte di Gesù.