Da quando Alex Haley, lo scrittore americano autore del romanzo Radici, dichiarò di essere originario di Jufureh, questo piccolo villaggio si è trasformato in una meta turistica molto frequentata, sebbene qui non ci sia molto da vedere a parte il museo della schiavitù (7710276; www.ncac.gm/juffureh.html; Jufureh; ingresso D50; 10-17 lun-ven), che ricostruisce la storia della tratta degli schiavi sul fiume Gambia e ospita un’interessante copia di una nave negriera.

Uno dei siti storici più significativi della Gambia è James Island, dove potrete vedere ciò che rimane di Fort James (risalente agli anni ’50 del XVII secolo), che a partire dal 1661 fu un’importante stazione commerciale britannica da cui partivano navi cariche di schiavi, oro e avorio. Nei decenni successivi il forte fu teatro di numerosi scontri tra britannici, francesi e olandesi, che se ne contendevano il controllo; allettante anche per i pirati che infestavano la zona, Fort James venne distrutto almeno tre volte prima di essere definitivamente abbandonato nel 1829.

Il forte è molto grande, ma per lo più in rovina; l’unico ambiente rimasto intatto è la dispensa, che a volte viene spacciata per la segreta dove venivano imprigionati gli schiavi, per fare colpo sui visitatori. La maggiore minaccia che grava sulla struttura è costituita dall’erosione naturale, che consuma letteralmente il terreno sul quale sorgono le rovine.

Il modo più agevole per visitare Jufureh e James Island è partecipando a un tour guidato. In alternativa, prendete un traghetto per Barra e lì cercate un taxi collettivo (D35) o privato (andata e ritorno D400), oppure salite su una delle pirogues (a partire da D600) che salpano da Albreda (una cittadina non lontana da Jufureh).

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