Museo a Cielo Aperto di Göreme
- Göreme, Turchia
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Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, è una tappa irrinunciabile di un viaggio in Cappadocia e merita una visita di almeno un paio d’ore. L’insieme di chiese, cappelle e monasteri scavati nella roccia, a circa 1 km dal centro di Göreme, in origine era un importante insediamento religioso bizantino presso cui viveva una piccola comunità formata da una ventina di monaci, a partire dal XVII secolo divenne un luogo di pellegrinaggio.
Dalla biglietteria seguite il sentiero acciottolato fino a raggiungere l’Aziz Basil Şapeli, la cappella dedicata a san Basilio, uno dei santi più importanti della Cappadocia, originario di Kayseri. I solchi coperti da grate che si notano nel pavimento erano un tempo le tombe degli architetti e dei finanziatori della cappella; le piccole cassette erano invece ossari destinati ad accogliere i resti di personaggi meno abbienti. Nella camera principale, san Basilio è raffigurato sulla sinistra, mentre a destra si notano una croce maltese e le figure di san Giorgio e san Teodoro che uccidono un drago (sbiadito), simbolo del paganesimo. A destra dell’abside è rappresentata Maria con il Bambino, raffigurato con una croce nell’aureola.
Oltre l’Aziz Basil Şapeli, dovrete inchinarvi per entrare nell’Elmalı Kilise (chiesa della mela), un edificio del XII secolo che si affaccia su una valle di pioppi. Relativamente ben conservata, la chiesa custodisce sia semplici intonaci in ocra rossa sia affreschi di bella fattura raffiguranti scene tratte dalla Bibbia, come l’Ascensione dipinta sopra la porta. Si pensa che l’appellativo della chiesa sia riconducibile alla presenza di un melo che anticamente cresceva nelle vicinanze, oppure a un’errata interpretazione del globo in mano all’arcangelo Gabriele, raffigurato nella terza cupola.
Furono i soldati bizantini a scavare l’Azize Barbara Şapeli (cappella di santa Barbara), dedicata alla loro santa patrona che si può vedere raffigurata sulla sinistra rispetto all’entrata. Gli stessi soldati dipinsero anche le enigmatiche scene sul soffitto - quella al centro potrebbe rappresentare l’Ascensione, mentre la strana creatura visibile sopra la raffigurazione di san Giorgio, sulla parete più lontana, potrebbe essere un drago, con le due croci generalmente associate all’uccisione della bestia. Lo stile delle decorazioni è tipico del periodo iconoclasta, durante il quale fu vietata la raffigurazione di persone o animali - si tratta infatti di semplice ocra rossa applicata sulla pietra, senza alcuna rappresentazione di persone o animali.
Più in alto, nella Yılanlı Kilise (chiesa del serpente o chiesa di sant’Onofrio), il drago continua a non passarsela tanto bene. Infatti, non solo è stato ferito a morte, ma è anche stato scambiato per un serpente all’epoca in cui venne attribuito il nome all’edificio. L’ermetica figura dell’ermafrodita sant’Onofrio è raffigurata sulla destra con una foglia di palma che copre i genitali. Di fronte, il personaggio accanto a Gesù è uno dei finanziatori della chiesa.
La chiesa più famosa del museo, straordinaria e ricca di affreschi, è la Karanlık Kilise (chiesa buia), per la quale vale la pena di pagare il biglietto supplementare. Il biglietto aggiuntivo è dovuto ai costosi lavori di restauro ed è anche un tentativo di limitare il numero di visitatori per proteggere gli affreschi. Si tratta di una delle chiese antiche più belle di tutta la Turchia e deve il suo nome al fatto che un tempo avesse pochissime finestre.
Poco oltre la Karanlık Kilise, la piccola Azize Katarina Şapeli (cappella di santa Caterina) custodisce affreschi raffiguranti san Giorgio, santa Caterina e la deesis (Cristo benedicente la Vergine e san Giovanni Battista).
La duecentesca Çarıklı Kilise (chiesa dei sandali) prende il nome dalle orme impresse nel pavimento, che rappresentano le ultime tracce della vita terrena di Gesù prima dell’Ascensione. I quattro evangelisti sono raffigurati sotto la cupola centrale; nell’arcata sopra la porta, sulla sinistra, è rappresentato il tradimento di Giuda.
Scendendo si incontra il Rahibeler Manastırı (convento delle monache), che in origine si componeva di diversi piani; tutto ciò che ne resta sono un’ampia e spoglia sala del refettorio e, saliti alcuni gradini, una piccola cappella con affreschi di modesto interesse.
Usciti dal museo, non dimenticate di attraversare la strada e di visitare la Tokalı Kilise (chiesa della fibbia) dall’altra parte della strada, circa 50 m più in basso in direzione di Göreme. Accessibile con il medesimo biglietto, è una delle chiese più grandi e più belle di Göreme, con una cappella sotterranea e favolosi affreschi realizzati secondo un ciclo narrativo (e non tanto liturgico). Vi si accede dalla "vecchia" Tokalı Kilise, risalente al X secolo, tramite una sala dal soffitto a botte con affreschi raffiguranti la vita di Cristo. Al piano superiore, la chiesa "nuova" (in realtà edificata meno di un secolo dopo) è anch’essa decorata con affreschi dedicati allo stesso tema. Le cavità nel pavimento ospitavano nell’antichità delle tombe, che furono portate via dai cristiani durante lo scambio di popolazione tra Grecia e Turchia successivo al Trattato del 1923.