Castello di Karak
- Karak, Giordania
- Attrazione - Castello
L’entrata del Castello di Karak si trova all’estremità meridionale di Al Qala’a St. L’intera struttura è corredata da pannelli esplicativi che descrivono la storia e la funzione di ogni area. Per esplorare gli ambienti più bui può essere utile una torcia; alcune porte sono basse, quindi fate attenzione alla testa. Nel castello sono tuttora in corso scavi e restauri.
L’ingresso principale, ovvero la Porta degli Ottomani, si trova oltre il piccolo ponte che oltrepassa il fossato asciutto. Il vecchio ingresso, la Porta dei Crociati, non è aperto al pubblico.
Dalla Porta degli Ottomani, oltrepassate la biglietteria e imboccate il sentiero che prende a sinistra, resistendo alla tentazione di entrare nel corridoio a volta che si apre di fronte a voi per seguire invece il percorso sulla sinistra e accedere così alla Galleria dei Crociati (le scuderie). Vicino all’estremità della galleria c’è una scalinata che scende alla Porta dei Crociati. In passato si entrava nel castello attraverso un passaggio stretto e tortuoso separato dalla Galleria dei Crociati da un muro; questo tipo di ingresso era comune a tutti i castelli crociati, in quanto impediva l’accesso contemporaneo di molte persone, rendendo più facile la difesa delle porte. Sulla parete settentrionale si trova una scultura (oggi senza testa) che, a quanto tramanda la tradizione locale, rappresenterebbe Saladino; in realtà l’opera risale al II secolo d.C. e, secondo gli studiosi, è probabilmente una rara testimonianza dell’arte funeraria nabatea.
Una piccola scalinata sale fino alla torre di nord-est, oggi diroccata, mentre un lungo passaggio diretto a sud-ovest porta agli alloggi dei soldati, che presentano piccoli fori per far passare la luce, muri di calcare e paglia e qualche iscrizione rupestre di epoca bizantina sulle pareti. Dalla parte opposta del corridoio si trova la cucina, dove si possono tuttora osservare le grandi pietre rotonde usate per macinare le olive e le enormi sale in cui venivano immagazzinati l’olio e i cereali. Una galleria buia (che si può visitare solo con la torcia) custodisce alcune iscrizioni greche di cui si ignora il significato. Dalla cucina una porta conduce al gigantesco forno .
Proseguendo in direzione sud-ovest lungo il passaggio principale uscirete dagli ambienti freschi e umidi per ritrovarvi all’aria aperta. Guardando oltre il parapetto degli spalti potrete vedere il ripidissimo pendio roccioso che impediva agli invasori di salire fino al castello e ai prigionieri di fuggire. Proprio da questo punto Renaud de Châtillon amava gettare nel vuoto i suoi nemici.
Svoltando a destra entrerete nel cortile superiore, invaso dalla vegetazione, dove si trovano una grande cisterna e i resti (riportati alla luce solo in minima parte) di quella che doveva essere l’ala residenziale del castello. All’estremità nord del castello, proprio sopra la Galleria dei Crociati, si apre il terrazzo, da cui si può ammirare una splendida vista. L’estremità meridionale del castello è dominata dalla Umm al-Thallaja ("Madre delle Nevi"), la collina che costituiva la principale minaccia per i difensori durante gli assedi. A ovest si estende il villaggio di Al-Shabiya, un tempo chiamato Al-Ifranj in ricordo dei crociati (franchi) che vi si insediarono in massa dopo la perdita del castello.
Tornati all’uscita del lungo corridoio, dirigetevi a sud-ovest. Sulla sinistra vedrete una torre e una struttura che probabilmente era una moschea mamelucca, mentre a destra sorge la più importante chiesa crociata del castello, con una sacrestia in fondo alle scale a destra (nord). Noterete che nelle pareti di questo ambiente si aprono delle feritoie per le frecce, a indicare che la stanza faceva parte delle mura esterne del castello.
Proseguendo fino all’estremità sud del castello si arriva davanti all’imponente torrione mamelucco, che è stato ricostruito. Essendo posto di fronte alla Umm al-Thallaja, era il luogo più fortificato del castello, con mura spesse 6,5 m, feritoie su tutti e quattro i piani e una merlatura in cima. Il torrione fu costruito a partire dal 1260 per ordine del sultano mamelucco Beybars.
Dal torrione scendete le scale che conducono al palazzo mamelucco, costruito nel 1311 per il sultano al-Nasir Muhammad. La sala dei ricevimenti all’aperto rappresenta una variante della classica struttura islamica che prevede la presenza di quattro iwan ("camere") ai lati della sala principale; su due lati si trovano due stanze con volta a botte, una delle quali costituiva la moschea, probabilmente riservata ai notabili del palazzo, in cui è ben visibile il mihrab ("nicchia") rivolto verso la Mecca.
Prima di proseguire, fate una sosta in cima alla scalinata per ammirare il panorama del Wadi Karak, nella cui area, secondo le ipotesi degli studiosi, dovevano sorgere le città di Sodoma e Gomorra. Ritornati alla principale chiesa dei crociati, vedrete due corridoi: quello di sinistra (est) passa di fianco a sette celle della prigione e arriva fino all’ufficio amministrativo della prigione stessa, mentre quello di destra (ovest) inizia ai piedi dei gradini e conduce alla Galleria dei Rosoni, che prende il nome dal rosone scolpito ai piedi della scalinata.
I più coraggiosi possono imboccare il terzo corridoio a sinistra delle scale, che conduce a nord-ovest passando attraverso i sotterranei del castello, situati grosso modo sotto la chiesa. Questo corridoio svolta poi a destra (nord) e sbocca in un’area più illuminata, quella dell’affascinante mercato sotterraneo, dove si trovano diversi negozi e cantine .
Dall’estremità settentrionale del mercato inizia un sentiero che riporta all’ingresso (che è anche l’uscita del complesso); in alternativa potete scendere lungo la colina fino ai ruderi mamelucchi e all’eccellente Museo Islamico (8-1 h prima della chiusura del castello).