Perché andare
Né Occidente né Oriente, Camagüey è una provincia che va sempre controcorrente e vuole fare di testa propria nelle questioni politiche e culturali - e generalmente lo fa - con grande disappunto dei vicini dell'Avana e di Santiago.
I semi di tale atteggiamento vennero piantati in epoca coloniale quando Camagüey preferì l'allevamento del bestiame alla coltivazione della canna da zucchero, il che significava minore dipendenza dal lavoro degli schiavi e maggiore propensione a liberarsi di un sistema che alimentava la miseria.
Oggi, la più grande provincia dell'isola, per lo più piatta come una tavola, è una sinfonia pastorale di bestiame al pascolo e sciatte città dello zucchero e, nella parte meridionale, catene di colline non molto alte ma deliziose. È fiancheggiata dai due maggiori arcipelaghi, il Sabana-Camagüey a nord e l'isolato Jardines de la Reina a sud, l'ultimo lembo incontaminato di Cuba.
Il capoluogo Camagüey, fermamente cattolico, è la star della regione: il suo charme cosmopolita e l'architettura ammaliante sono secondi solo a quelli dell'Avana. Lo spirito indipendente della città ha nutrito il poeta rivoluzionario Nicolás Guillén, lo scienziato e innovatore Carlos J. Finlay e una compagnia di balletto di fama internazionale.